Poche regole ma confuse

28 Mar

Stavate riflettendo su alcuni vostri punti deboli e vi siete soffermati su una certa insicurezza che caratterizza il vostro modo di agire? Oppure ritenete di avere scarsa fantasia nel risolvere i problemi anche semplici che tutti i giorni costellano la vostra vita? Forse i vostri genitori non conoscevano l’uso adeguato delle regole

Le regole non sono un’invenzione delle educatrici nazistoidi di una volta, imposte giusto per assumere il controllo totale del pargolo. Esse costituiscono uno strumento essenziale al bambino per poter crescere in modo equilibrato; anche se non lo ammetterà mai, egli ha bisogno di sentirsi dire che cosa può fare e che cosa non può fare; ha bisogno di crearsi una mappa mentale virtuale degli “spazi” in cui può muoversi in assoluta libertà. Bambini cresciuti con una quantità o qualità di regole inadeguate, possono diventare rapidamente insicuri e infelici (anche da adulti) perché il messaggio che trasmettiamo al bimbo è, a seconda della configurazione di regole, “Arrangiati!” oppure “Non mi fido della tua capacità critica!” Quindi le regole sono uno degli strumenti essenziali con cui il genitore ha l’occasione di manifestare il proprio ruolo e accrescere la propria autorevolezza; fallire sulle regole significa mettere in discussione col bambino il proprio ruolo di genitore; vuol dire screditarci ai suoi occhi.

Non vorrei apparire troppo schematico, perciò annuncio subito che non sono favorevole a determinare una vita familiare basata sul Manuale delle Giovani Marmotte o, meno prosaicamente, su una Bibbia delle Regole o un Talmud che descriva nel dettaglio la soluzione pratica a ogni situazione possibile. Mi limito perciò a ripetere quel che scaturisce dal buon senso della nonna, che poi è una persona che ha commesso tanti errori nella sua lunga vita e qualcosa, da quegli errori, ha imparato: per un minimo di convivenza civile, in famiglia e in società, servono poche regole importanti, concordate, chiare, positive e fatte sempre rispettare.

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Regole di qualità

Le regole devono essere importanti. Sarebbe inutile, anzi dannoso (perché limita la creatività del bambino) cercar di stabilire un processo per ogni attività familiare; è utile limitarsi a quelle situazioni che, per esempio, mettono in pericolo l’incolumità del bambino (“Si cammina sempre sul marciapiede!”), gli impediscono una comunicazione efficace (“Si parla solo quando la mamma ha finito di parlare!”), limitano la sua maturazione psichica (“La TV si guarda al massimo per un’ora al giorno!”). Ognuno col proprio partner deve decidere quali sono i punti essenziali su cui deve basarsi la civile convivenza in famiglia, e codificare quei punti in regole. Va da sé che, essendo i punti essenziali, le regole dovranno essere poche.

Le regole devono essere concordate. Innanzi tutto fra i partner, che devono condividerle e promuoverle: entrambi devono essere intimamente convinti della bontà delle regole e consapevoli dell’obiettivo che, con esse, vogliono conseguire. Se uno dei due non è d’accordo, meglio lasciar perdere. Poi è utile anche concordarle col bambino, se questi è sufficientemente grande per capirle (3-4 anni); resta però fermo il fatto che se i genitori decidono che una regola è necessaria (per esempio, per la sua incolumità), il bambino dovrà comunque rispettarla, anche se con essa non concorda. Concordare le regole col bambino è utile perché questi accetterà più volentieri un accordo, che un’imposizione dall’alto; del resto ciò vale anche nelle intese fra adulti: faccio il project manager, potete fidarvi! 😉

Le regole devono essere chiare. Nessun bambino accetterà un’imposizione che non capisce. Inutile trattare la bimba di 4 anni come Fosca: “Quando ti lavi le mani, chiudi il rubinetto rimettendolo in posizione tale che il prossimo utente goda di una temperatura adeguata; poi asciugati bene le unghie e le mani, anche fra le dita; quindi, con lo stesso asciugamano, pulisci una a una le gocce d’acqua sul rubinetto e nel lavabo perché l’acqua di Milano è piuttosto calcarea e, con l’inflazione galoppante, il Viakal ha assunto un costo proibitivo!” Forse è più efficace un: “Prima di mangiare, bisogna sempre lavarsi le mani…” Se poi il bambino è sufficientemente grande (6-7 anni) si deve anche spiegare il perché della regola: “…perché l’igiene aiuta a non ammalarsi.” Insomma, siamo brevi, basiamoci su situazioni che il bambino possa comprendere al volo (“Prima di mangiare”, non “Quando ritieni di aver le mani troppo sporche per venire a tavola”) e usiamo parole semplici.

Le regole devono essere positive. Evitiamo l’uso del “non” e dei divieti: questi sono sempre percepiti come un sopruso o semplicemente non entrano nella testa (il “non” è facilmente ignorato dal cervello). Se vogliamo dirgli quindi: “Non uscire dal parco giochi!”, giriamola in: “Si resta sempre dentro il parco giochi!” “Non accettare caramelle dagli sconosciuti!” diventa così “Si mangiano solo le caramelle che ti dà la mamma!” (dando una bella enfasi su quel “solo”. L’uso della forma impersonale (“Si fa!”, non “Fai!”) fa sì che, almeno coi bambini più grandi, la regola sia percepita come universale; cioè non la deve rispettare solo il bambino, bensì vale per tutti e quindi… mal comune, mezzo gaudio! Altro suggerimento utile: usate sempre un avverbio con valenza assoluta, su cui porrete l’enfasi (osservate quelle paroline in corsivo nelle regole d’esempio che ho citato); ciò aiuta il bambino a capire che non si tratta di un semplice consiglio, bensì di una regola che non ammette eccezioni.

Le regole devono essere fatte rispettare. Non ha alcuno scopo imporre (anzi, concordare!) una regola, se poi non la si fa rispettare senza eccezioni. Anzi, poiché la natura ha programmato il cervello del bambino affinché colga immediatamente il nesso causa-effetto, se si transige sul rispetto della regola, questa sarà addirittura percepita come qualcosa di esplicitamente concesso… Quindi se non si ritiene di riuscire a far rispettare una regola sempre e comunque, è meglio non imporla del tutto.

Far rispettare le regole è meno difficile di quel che si pensi, ma, chissà perché, non ci si pensa mai: è sufficiente che quando il bambino si comporta secondo quanto stabilito, glielo si faccia notare e ci si mostri entusiasti e soddisfatti di “quell’ometto così bravo!” Anzi, diffondiamo una regola universale che permeerà «la Catena di #Elettra» fino all’ultimo articolo: i premi funzionano molto meglio delle punizioni; hanno solo il piccolo problema di essere azioni con effetto a medio-lungo termine (cioè, genitori, abbiate pazienza: i risultati arriveranno di sicuro!), mentre le punizioni hanno effetto a breve-brevissimo termine e, se ce l’hanno a medio-lungo, è sempre negativo, spesso traumatico. PS: Questa regola vale persino nell’educazione degli animali!

Ovviamente, se il bimbo non è stato abituato fin da piccolo a seguire regole, all’inizio ci troveremo di fronte a capricci e alla necessità d’imporre piccole punizioni. Importante è non intervenire mai con rabbia o manifesta preoccupazione (nemmeno se ha attraversato la strada senza consenso), bensì mostrarsi amorevolmente severi e dispiaciuti per “Quella regola che hai infranto…” Coi bimbi più grandi è anche essenziale spiegare che conseguenze sarebbero potute scaturire dall’infrazione: “Sulle strade passano le macchine e hai rischiato di essere travolto!

34 Risposte to “Poche regole ma confuse”

  1. liberadidire79 28 marzo 2013 a 11:03 #

    mi piace il “si fa” invece del “fai”….. come mi piace tutto il resto…

    piccolo problema è quando ci sono troppe persone intorno al piccolo e non riescono a tenere i “limiti” delle regole….

    • Enrico Paolozzi (@redflat) 28 marzo 2013 a 11:08 #

      ..tipicamente i nonni! in questi casi il trucco è mettere in punizione (time-out) i nonni su una seggiola, e finire di spiegare al bimbo. :-)))

      • liberadidire79 28 marzo 2013 a 11:20 #

        ah sai che è una idea?…ci provo!

        piesse ti seguo se permetti!

      • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 12:35 #

        Non potrei essere più d’accordo. Nel caso dei nonni, anche la martellata sui calli può sortire il suo porco effetto… ^_^

    • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 12:34 #

      Imparerà un po’ alla volta, se il genitore saprà essere più autorevole delle persone negative che circondano il bimbo.

  2. Monicanic 28 marzo 2013 a 13:19 #

    caro de giusti, cosa dire di più? sono assolutamente in accordo con te sulle regole anche perchè, tu già lo sai, ho fatto proprio così con i miei figli. Poche regole sempre rispettate, tassativamente da me e con il tempo anche da loro, se i bimbi capiscono che tu sei irremovibile cedono alle tue regole di base, certo ci vuole pazienza, non bisogna mai cedere, ma torniamo sempre al punto di partenza: fare i genitori- educatori è difficle e alle volte è più semplice dire SI che dire NO, ma i si non pagano mai!

  3. Francesca Porta 28 marzo 2013 a 13:25 #

    A mio parere i bambini che non rispettano le semplici regole dei genitori quando saranno adulti non rispetteranno neanche le regole della società e sarà molto difficile per loro di rapportarsi con gli altri.
    Ma questo è il parere di una ragazza di vent‘anni.

    • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 14:47 #

      Difatti, come ho scritto, si sentiranno confusi (perché non abituati a capire il concetto di regola) e frustrati (perché agendo contro le regole comuni saranno puniti dalla società).

  4. monica 28 marzo 2013 a 14:27 #

    Articolo interessante: il fatto che entrambi i genitori devono essere d’accordo sulle regole da stabilire mi ha fatto sorridere e riflettere … parole di un genitore che decide da sola

    • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 14:51 #

      Be’, non sei l’unica madre separata. Se il genitore è uno e l’altro se ne frega, tanto meglio: è un meccanismo che impedisce l’incoerenza. Drammatico, invece, è il caso dei due genitori separati che vogliono dedicarsi al comune figlio e non concordano su nulla. Anzi, il più delle volte capita che un genitore screditi continuamente (in modo consapevole o meno) l’altro davanti al figlio. Queste situazioni producono danni madornali nel bambino perché questi si troverà riferimenti forti che si smentiscono l’un l’altro. Capite tutti da soli qual è il punto d’arrivo?

      Come mi piacerebbe che uno psicologo dell’infanzia commentasse questo argomento così critico…

      • Laura Inglima 28 marzo 2013 a 17:29 #

        Concordo su tutto, ovviamente, la mia unica perplessità verte sul fatto che la contemporaneità è ormai costellata di cosiddette “famiglie allargate” (io stessa ne faccio parte) quindi ti porrei una domanda: quando sono due o più membri della sopracitata a stabilire le regole, spesso anche in contraddittorio, non si rischia di creare una dissonanza cognitiva nel bambino? Questo soprattutto quando è lo stesso figlio che deve fungere da tramite tra i due genitori “biologici” che non si parlano e quindi impossibilitati a concordare delle linee guida di comportamento? Ahimè io sto vivendo questo inferno….

        • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 18:21 #

          Di certo bene al bambino non fa, come del resto avevo scritto proprio nel messaggio a cui hai risposto. Un bambino grandicello può imparare in fretta che presso una famiglia vigono certe regole e presso l’altra, altre; tuttavia è sulle regole comuni che si rischia di responsabilizzare troppo il bambino a decidere quale delle due seguire a seconda del contesto. No, bene al bambino non fa di sicuro… Sarebbe forse opportuno che un amico comune adulto e di buon senso si prendesse la briga (e la responsabilità) di concordare lui regole comuni con entrambi, per poi comunicarle a voi separatamente.

          Mi piacerebbe che altri proponessero suggerimenti; il caso, effettivamente, è importante e forse emblematico di una situazione molto diffusa. Mia moglie, interpellata, pensa che sarebbe opportuno parlarne con un consulente della famiglia.

          • Laura Inglima 28 marzo 2013 a 19:09 #

            Veramente io sono lo “spettatore” (coinvolto affettivamente) in questa situazione, non il genitore biologico… Ho tentato più volte, come giustamente mi hai fatto notare, di cercare di far prevalere il buon senso nelle due parti in causa, ma senza riuscire nell’intento… Ho provato a spiegare ad entrambi i genitori (il papà è il mio compagno da tre anni) che un bimbo è e deve essere un bimbo, che per lui è un “lavoro” dover compiacere l’uno o l’altra, quando la normalità dovrebbe veicolare complicità tra i membri di una famiglia, ma purtroppo il rancore e l’egoismo prevalgono…
            Credimi che ci sono molte persone che vivono la mia situazione, ma in questo caso, non vale il detto “mal comune mezzo gaudio”….
            Grazie a te e a tua moglie per la cortese attenzione e per i buoni consigli…
            Alla prossima puntata 😉

        • @robertarex 28 marzo 2013 a 19:07 #

          Due genitori che non si parlano e usano il figlio come tramite, sono egoisti e cattivi, probabilmente presi troppo da loro stessi per capire il male e la sofferenza del figlio. Quindi non credo sarebbero disposti a rivolgersi ad un mediatore. Nessuno dei due merita l’affidamento, ci vorrebbe solo l’intervento del tribunale dei minori. Povero figlio

          • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 20:02 #

            Condivido, ma se uno è davvero ben disposto e l’altro non ne vuol sapere?

            • @robertarex 28 marzo 2013 a 21:07 #

              Se così fosse, almeno uno dei due non userebbe il figlio come piccione viaggiatore…e il genitore più in gamba chiederebbe l’affidamento esclusivo, non pensi?

              • Laura Inglima 28 marzo 2013 a 21:55 #

                Non è così semplice… Innanzitutto per legge vige il principio di bigenitorialità e nel mio caso è difficile stabilire chi tra i due si comporti peggio o meglio dell’altro. Il bambino (che amo come se fosse mio) è apparentemente sereno, probabilmente non si rende ancora conto del carico che sta portando, la mia paura è che le conseguenze di questo si vedranno sulla distanza. Dal canto mio, cerco di essere per lui un’isola felice e una base sicura a cui approdare…
                Grazie e scusate lo sfogo!!!!

                • @robertarex 29 marzo 2013 a 00:01 #

                  Ciao Laura, so bene che non è semplice, sotto questo messaggio ne trovi un altro mio in cui spiego che anche io sono una mamma separata. Ho un affidamento congiunto con il domicilio presso di me, nonostante io e il papà di Chiara abitiamo nello stesso palazzo. Sono contenta che per il bambino tu ti senta un’isola felice, e visto che gli vuoi bene, cerca di convincere il tuo compagno a fare il primo passo verso un dialogo che dovrà esserci per tutta la vita proprio per il bene del bambino. Siamo noi adulti a decidere di fare un figlio,siamo noi a decidere di togliere una famiglia unita al bambino, siamo noi a dover fare in modo che la vita di nostro figlio non venga rovinata dalle nostre decisioni.

                  • Laura Inglima 29 marzo 2013 a 09:54 #

                    E’ una battaglia che combatto da tre anni e mi sento un po’ il Don Chisciotte della situazione, ma non demordo….
                    Ancora grazie a tutti per lo spazio concessomi…..

      • @robertarex 28 marzo 2013 a 17:31 #

        Io sono una mamma separata da un uomo, il papà di mia figlia, con cui vado molto più d’accordo ora che quando eravamo insieme.
        Siamo sempre stati uniti nelle scelte e nelle regole, lo siamo stati anche quando abbiamo deciso di separarci.
        Anche nella separazione, che lui ha subìto, abbiamo messo davanti a tutto il bene di nostra figlia e ci siamo fatti aiutare dai mediatori familiari del consultorio.
        Senza di loro non so se le cose sarebbero andate come sono andate, certo è che noi abbiamo messo da parte ogni rancore e abbiamo collaborato nonostante la tristezza infinita per la fine del nostro matrimonio.
        Non so se sia anche per questo, ma Chiara sta crescendo molto più “regolata” di noi, determinata e che sa già quello che vuole.
        A tratti questa cosa mi spaventa un po’, ma quando poi vedo le bambine della sua età tutte prese da telefilm allucinanti, dai pettegolezzi e dalle invidie, mi dico che sono orgogliosa di lei.
        Una cosa fondamentale per i bambini di genitori separati è che sappiano subito che loro non sono la causa della rottura e che sentano che la mamma e il papà per loro ci sono sempre.

  5. sicampeggia 19 giugno 2013 a 13:12 #

    Le sue riflessioni sono molto sensate e condivisibili tuttavia al suo ragionamento manca un pezzo: le regole spesso non sono infallibili soprattutto quando vengono imposte senza contrattazione, con questo tipo di regole il bambino piccolo avrà difficilmente a che fare tuttavia ritengo sia importante iniziare il prima possibile a sviluppare il senso critico del bambino anche su un tema così delicato. Ha presente quella donna che tanti anni fa salì su un autobus e clamorosamente si rifiutò di sedersi nel posto stabilito per lei? Una regola ingiusta provvidenzialmente infranta.
    Insomma il discorso sulle regole non può mai prescindere da quello sulla loro legittimità e sensatezza. Confrontarsi con questo aspetto è essenziale se si aspira a crescere individui autonomi e maturi.

    • @VaeVictis 25 giugno 2013 a 14:57 #

      Spero di aver colto il senso: sì alle regole, ma saper usare il senso critico. In realtà è difficile pretendere che un bambino di 8-9 anni mostri senso critico su scelte etiche, sociali e politiche; egli prediligerà la logica che non terrà mai conto della complessità umana: “I bambini africani non devono morire di fame, punto e basta.”

      Il senso critico si sviluppa lasciando che il bambino sperimenti da sé, invogliandolo a letture di qualità, facendolo viaggiare (anche solo nei dintorni, se non si ha la possibilità), permettendogli di stare liberamente con altri bambini e senza intromettersi, e naturalmente in seguito al nostro (buon) esempio.

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