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Educazione e mitologia

20 Mar

Educare non significa “metter dentro”, bensí “tirar fuori” (nell’accezione intensiva latina di e + ducere). Significa aiutare il bambino a tirar fuori la sua indole, i suoi interessi, la sua strada congeniale. Significa aiutare il bambino a diventare autonomo; a sviluppare un equilibrio interiore dato dalla consapevolezza dei propri punti di forza; ad ascoltare, capire e rispettare gli altri.

Angelita di Anzio (Sergio Cappellini)

Angelita di Anzio (Sergio Cappellini)

L’educazione non è dunque insegnamento; è un percorso su cui ogni genitore dovrebbe affiancare (non condurre!) il proprio figlio. Imparare a educare non è facile: è un esercizio di costante e delicato equilibrio, come andare in bicicletta. Di piú, è un’arte sopraffina che, se esercitata nei modi opportuni, conduce a risultati straordinari; se lasciata al caso, all’intuito, all’impeto del momento, porta quasi sempre al disastro. Quando ci si accinge ad affrontare il compito, sembra tutto cosí complicato, ma esistono semplici stratagemmi per semplificarsi la vita. Ad esempio, prima di agire in un certo modo, il genitore dovrebbe porsi due domande essenziali:

  • Che messaggio sto trasmettendo a mio figlio con quest’azione?
  • Quali conseguenze ha tale messaggio su mio figlio?

Il solo soffermarsi a riflettere seriamente su questi due punti permette di evitare la maggior parte degli errori (quelli piú gravi!) che inevitabilmente si commettono in un ruolo tanto complesso.

Un altro modo sicuro, ma meno banale, di evitare problemi è di fare autocritica e pensare alle proprie debolezze, ai propri “difetti”. Poiché con ogni probabilità ognuno di questi deriva da errori educativi commessi dai propri genitori, è opportuno identificare quali siano stati esattamente tali errori. Ho una buona e una brutta notizia per voi: la brutta è che probabilmente rischiate di fare coi vostri figli un copy-paste degli errori che i vostri genitori hanno commesso con voi; la buona è che se individuate gli errori dei vostri genitori (e questo blog vi aiuterà) e vi mettete un po’ d’impegno, eviterete di ripeterli coi vostri figli.

Infine, se esiste una regola d’oro, è quella d’informarsi; esistono migliaia di libri, siti e persino trasmissioni televisive [1] con cui documentarsi e la reiterata applicazione di metodi educativi improvvisati non è piú scusabile. È ovviamente meglio informarsi prima di aver figli, ma se si è già genitori e per i piú svariati casi della vita non si è ancora provveduto, meglio farlo al piú presto: ne va dell’equilibrio di un bambino, che non è un prolungamento o una proprietà dei genitori, bensí un essere unico, pensante, insostituibile, irriproducibile, candidato adulto maturo e autonomo, che ha il diritto di essere educato. E i genitori hanno il dovere (attenzione: anche giuridico!) di educarlo.

Elettra (Frederic Leighton)

Elettra (Frederic Leighton)

È probabile che Elettra si sia soffermata a riflettere seriamente sulle conseguenze di ogni azione educativa intrapresa a favore dei suoi due pargoli, Medone e Strofio II, perché di questi due personaggi sappiamo poco o nulla e quindi mi piace credere che abbiano vissuto un’esistenza piú equilibrata e serena di quella della loro mitica madre. Elettra seppe spezzare la sua personale, viziosissima catena generazionale fatta di delitti e soprusi, a totale beneficio dei figli. Invito pertanto i miei lettori a focalizzarsi sulla propria “catena educativa generazionale” e, se necessario, a usare il tronchese della ragione per evitare di trasmettere ai propri figli quei “vizi” che li renderebbero eterni dannati nella vita terrena.

Questo è il primo articolo de la Catena di Elettra. Sarò lieto di ricevere commenti, consigli, critiche, insulti e amenità varie; pertanto scrivete pure qui sotto a sinistra quel che desiderate e buon divertimento!

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[1] Ad esempio, S.O.S. Tata o Adolescenti: Istruzioni per l’uso.