Nel novero degli atteggiamenti educativi più pericolosi troviamo ovviamente l’incoerenza fra i genitori. Un classico esempio: il genitore A nega al bambino una certa azione, mentre il genitore B gliela permette. Insomma Paolo va dal papà a chiedergli il permesso di uscire, il papà gli dice di no; allora Paolo si reca dalla mamma e questa cede alla richiesta.
L’incoerenza fra i genitori si manifesta il più delle volte in situazioni semplici come la NO-SÌ appena descritta; in alcuni casi, tuttavia, essa appare in forme via via più complesse fino ad assumere caratteristiche patologiche. Ciò avviene, ad esempio, quando i genitori non sono più in accordo e, in previsione di separarsi, pongono in opera una vera e propria guerra psicologica nei confronti del figlio; i partner fanno a gara nel concedere ciò che l’altro genitore ha proibito, al solo scopo di guadagnarsi (nelle loro menti malate) l’amore del bambino e magari la speranza che questi pretenda in futuro di restare col genitore più concessivo. Il risultato, inutile dirlo, è il disastro totale. Le famiglie in cui questi atteggiamenti si manifestano con continuità dovrebbero essere poste sotto osservazione perché il comportamento morboso è proprio dietro l’angolo.
Elencare i danni che l’incoerenza genitoriale produce non è agevole perché molteplici sono i messaggi trasmessi al bambino. Vediamo almeno i principali.
«Tu non puoi fidarti dei tuoi genitori!» Se un genitore nega ciò che l’altro concede, il bambino finirà per non fidarsi più di nessuno dei due e a provare incertezza e sconforto; ciò perché se anche egli ottiene un sì da un genitore, sa che resterà sempre la possibilità che l’altro dica di no. Può persino accadere che il bambino assuma il controllo della situazione esprimendo la sua richiesta in presenza di entrambi i genitori proprio per metterli di fronte alle loro contraddizioni («Vedi come sei, mamma?») Ovviamente, a quel punto essi avranno perso la fiducia del bambino nonché il loro stesso ruolo.
«Noi non ti garantiamo la stabilità di cui hai tanto bisogno!» Come ho già scritto nell’articolo sulle regole, il bambino è sereno se vive in un ambiente familiare prevedibile e stabile [1]; l’incoerenza non creerà mai questa condizione.
«L’altro genitore non vale nulla!» Forse il messaggio più nefasto. Se la mamma nega il gelato al figlio e subito dopo il padre glielo concede, il papà sta dicendo al bambino che il parere della mamma non conta nulla: il bimbo finirà così per non rispettarla; le regole e la disciplina da lei richieste finiranno del tutto disattese e il pargolo si comporterà come se la mamma non contasse nulla. Naturalmente se i genitori fanno a gara per screditarsi l’un l’altro, il risultato sarà catastrofico: il bambino diverrà irrequieto (perché privo di riferimenti emotivi stabili) e incontrollabile (perché non crederà più a nulla di ciò che i genitori dicono).
«Tu hai sempre una via di uscita per ottenere quello che vuoi!» Non importa quale regola papà o mamma vorranno imporre: il bambino troverà sempre il modo per eluderla semplicemente rivolgendosi all’altro.
Per evitare simili situazioni è innanzi tutto indispensabile che i genitori si guardino negli occhi e decidano se continuare la loro storia d’amore, oppure se non sia giunto il momento di por fine con una separazione alla sofferenza loro e dei loro figli. Se i partner decidono di continuare l’avventura della squadra-famiglia unita [2], allora devono sedersi a quattr’occhi e insieme concordare un progetto educativo, che dovrà essere rispettato da entrambi (e dai membri esterni alla famiglia in senso stretto, come i nonni, gli zii, gli amici più cari) sempre e comunque, senza eccezione alcuna.
Inutile aggiungere che, per quanto detto, ogni azione, comportamento e atteggiamento dovrà sempre esprimere, agli occhi del bambino, l’unità d’intenti dei genitori. Se in un caso specifico, uno dei due non si trovasse d’accordo con l’altro, dovrà sforzarsi di manifestare coerenza e, successivamente, parlarne col partner, ben lontano dalle orecchie e dagli occhi del figlio.
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[1] Ciò non significa che i nostri figli non debbano sperimentare l’imprevedibilità: le incertezze esistono e il bambino deve viverle; è opportuno però che tali situazioni non si presentino nel rapporto coi genitori, bensì in contesti adeguati condizione del piccolo (ad esempio durante il gioco).
[2] L’avventura della squadra-famiglia può (e deve) continuare anche se i genitori decidono di separarsi. Chiaramente dovranno essere prese in considerazione anche le esigenze dei partner che dovessero eventualmente subentrare, ma il bambino dovrà sempre godere dei suoi riferimenti primari e della stabilità emotiva che questi concedono. Focalizzandosi sul bene del bambino, sarà pertanto d’obbligo mantenere rispetto fra tutti i membri della famiglia allargata e concordare formalmente (cioè seduti a uno stesso tavolo) un progetto educativo che tenga conto delle esigenze di tutti.
Mi è capitato spesso di dover “screditare” la nonna o la zia. Insistendo esse in atteggiamenti deleteri (che già diverse volte abbiamo avuto modo di sottolineare in quanto sbagliati); ho dovuto dire a mio figlio che, pur mantenendo il rispetto dovuto, non prendessero per buoni quegli atteggiamenti nei suoi confronti che noi due (in perfetto accordo), abbiamo stigmatizzato più volte. Un po’ del tempo della giornata devono passarlo con loro e spesso non si riesce proprio a farle ragionare.