Questo articolo costituiva un corpo unico insieme con quello sull’incoerenza; li ho separati per una maggior facilità di lettura.
Nel preambolo sull’incoerenza ho introdotto l’importanza di mantenere un atteggiamento coerente nei confronti del bambino; vediamo quindi oggi perché se diciamo NO a un bambino, quel NO deve restare un NO. Premetto che esiste solo un’eccezione a questa regola (vedremo più avanti), ma è bene ricordare che un NO che diventa sì produce due effetti pericolosi, uno diseducativo, l’altro psichico:
-
come per il capriccio, il bambino capisce immediatamente che, tutto sommato, la regola è aggirabile: basta insistere o piagnucolare e tutto si ottiene (ciò che però nella vita reale non capita quasi mai);
-
il bambino rimane spiazzato dall’assenza di riferimenti, dalla carenza del ruolo genitoriale, e, alla lunga, può diventare insicuro, aggressivo e insomma manifestare un comportamento poco equilibrato.
Poiché il NO deve rimanere NO, invito a rileggere l’articolo sui NO senza alternativa, in cui ho descritto nel dettaglio come e perché bisogna sottoporre il nostro bambino al confronto col prezioso monosillabo.
Dicevo, se ci accorgiamo di aver commesso un errore nell’imporre un NO, davanti a noi si sviluppano solo due strade: o lo facciamo rispettare comunque e la volta successiva prestiamo maggiore attenzione, oppure ammettiamo serenamente: “Ti chiedo scusa, [1] mi sono sbagliato: avevo capito che volevi fare questo e invece tu vuoi fare quest’altro.” Attenzione: la seconda soluzione è valida per i bambini più grandi (dai 4-5 anni), cui possiamo fornire una spiegazione verbale logica, che però dev’essere esauriente e comprensibile dal bambino, altrimenti è meglio mantenere il NO senza spiegazioni. Per i più piccoli (fino ai 3-4 anni), che confondono realtà e fantasia, e agiscono d’impulso guidati dall’istinto della curiosità, è meglio attenersi alla prima soluzione, senza troppe spiegazioni né sensi di colpa.
___________________________
Le conseguenze dei NO instabili
Qualora non ci aveste pensato già da soli, vi ho appena fornito un ulteriore strumento per individuare e comprendere le origini delle nostre insicurezze: ansia, frustrazione, rabbia, tendenza a contraddirsi, a non mantenere le promesse… tutto ciò può certamente trovare origine in comportamenti incoerenti dei nostri genitori. Invito quindi a riflettere attentamente sul proprio passato e a porsi domande sullo stile educativo ricevuto. Aggiravo spesso i NO di mia mamma? Se mia mamma diceva NO, poi andavo da mio papà e il più delle volte egli si arrendeva? I miei genitori mi dicevano di non compiere azioni che loro invece praticavano liberamente (come usare un linguaggio scurrile)? I castighi duravano molto meno del previsto? Mi facevano promesse che non mantenevano?
Come per il mitico foglietto con le domande del Visa Waiver Program per l’immigrazione negli USA, se rispondiamo sì a una o più di queste domande, e allo stesso tempo sappiamo di essere afflitti dalle debolezze che ho descritto poco sopra, è meglio che nel nostro cervello si accenda una spia gialla che ci invita a prestare molta attenzione coi nostri figli: noi, le catene generazionali viziose, vogliamo spezzarle!
____________________
[1] Fra l’altro è uno spunto esemplare per educare il bambino a porgere le proprie scuse in modo opportuno e sincero.