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Bimbi nel lettone? No grazie!

11 Mag

Sorprende che un oscuro ingegnere senta l’esigenza di rispondere a uno dei medici più noti a livello internazionale su un argomento più prossimo a lui che a me, ma quando ce vo’, ce vo’… L’articolo incriminato, trasmessomi gentilmente dal mio twittamico Luca Primavesi (@LucaPrimavesi), che ringrazio, ha per argomento il solito bimbo nel lettone e potete leggerlo qui.

Ora, cari lettori, voi potete liberamente liquidare queste mie parole come le farneticazioni di un incompetente che pretenderebbe d’insegnare il buon senso di tutti i giorni a un luminare, ma intanto dovremmo verificare se anche l’Umberto Veronesi «padre di sette figli» non sia affetto da quell’alibi del lavoro che impedisce a molti di vivere il buon senso delle cose di tutti i giorni, almeno in famiglia…

A bomba, non sono per nulla d’accordo. Lasciar dormire il bimbo nel lettone è:

  1. pericoloso perché il genitore che si addormenta rischia di schiacciare o soffocare il piccolo, come purtroppo la cronaca c’insegna (qui, qui, qui, qui e qui). Cronaca a parte, uno studio pubblicato dal British Medical Journal il 20 maggio 2013 dimostra che i bimbi che dormono nel lettone hanno probabilità cinque volte superiore di morire di SIDS.

  2. diseducativo perché il bambino non impara fin da piccolissimo che esistono spazi privati da rispettare (e tralasciamo le conseguenze sull’intimità della coppia);

  3. dannoso perché può creare dipendenza e intimità morbosa coi genitori.

Il bambino deve dormire sempre nel suo letto e, appena possibile, nella sua stanza. Al più, quand’è piccolissimo si può pensare di sistemare il lettino a fianco della mamma, eliminando la barriera rivolta verso il lettone; attenzione però perché anche questa soluzione non è scevra di rischi: dai 5-6 mesi di vita il lattante può infatti «migrare» verso il lettone e finire ancora una volta schiacciato.

L’argomentazione secondo cui nei Paesi più poveri si dorme tutti nel lettone è interessante ma piuttosto discutibile perché difatti se ne vedono il contesto e i risultati sociali…

Inoltre non è del tutto vero che dobbiamo basarci sui nostri istinti: se siamo riservati, facciamo un piccolo sforzo e diventiamo affettuosi col bimbo (con parole e gesti) perché siamo adulti e consapevoli del fatto che il bambino è madrelingua emotivo e non possiamo proprio evitare di comunicare con nostro figlio per colpa di una nostra rimediabilissima debolezza.

GattoInfine, se proprio i genitori non resistono al morboso desiderio di un terzo «corpo caldo da coccolare nel lettone», si comprino un gatto!