Su Twitter sono spesso accusato di voler creare «piccoli automi» o improbabili «bimbi perfetti»; in realtà lo scopo de «la Catena di #Elettra» è esattamente l’opposto. Non è facile argomentare la complessità dell’educazione nel Letto di Procuste dei 140 caratteri; se a ciò uniamo la tendenza di molti “cari connazionali” di saltare alle conclusioni senza soffermarsi sui dettagli [1], la comprensione risulta spesso stravolta e ciò qualche volta mi obbliga a “segare” certi personaggi che tanto non cambieranno mai atteggiamento e opinione. A titolo compensativo, confido sempre molto nel buon senso dei tanti moderati che leggono le scaramucce verbali twitteriane ed “elettriche”, riflettendo in silenzio. Ne ho continua conferma dai messaggi privati che molto volentieri ricevo.
A proposito: se volete scrivere un articolo per la Catena di #Elettra, inviatemi pure un messaggio privato su Twitter a @VaeVictis: vi comunicherò volentieri la mia mail o il mio telefono; questo non è il blog di Bruno de Giusti, bensì un centro di discussioni sull’educazione e i suoi metodi universalmente consolidati e ritenuti validi (tranne in Italia e qualche altro Paese latinoide…)
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L’importanza del far da sé
Dicevo, è proprio osservando certi genitori e il comportamento dei loro figli così insicuri che ci rendiamo conto di quanto sia importante rendere autonomo e indipendente un bambino. Quanti di noi si sentono spesso frustrati perché dobbiamo iniziare un compito e rimandiamo perché “forse non ci riuscirò”, “non sarà certo facile”, “non ne ho voglia”, “ho paura di fallire” eccetera? Lavoro che poi spesso svolgiamo e terminiamo con sorprendente rapidità e successo; tuttavia iniziarlo è spesso un problema e qualche volta anche portarlo a compimento…

Perché il bambino diventi autonomo è necessario lasciare che faccia il più possibile da sé, eventualmente affiancandolo.
Voi capite bene che se non educhiamo un bambino a far da sé, a rendersi consapevole delle proprie capacità, la condizione da me evidenziata si trasformerà in un ostacolo, a volte un vero e proprio incubo, un concreto impedimento nella vita di tutti i giorni, nella famiglia, nel lavoro, nella carriera, nell’ottenimento del successo e delle soddisfazioni che rendono la nostra esistenza meritevole di esser vissuta. Anche in questo caso ci riconduciamo alla frustrazione del bambino-uomo che, “grazie” ai genitori, mai è diventato adulto e pertanto riterrà di essere “inferiore” a chi, invece, del compito (inteso come attività che deve cominciare, ha uno svolgimento e termina possibilmente con successo) avrà fatto un’abitudine, una regola di vita.
La sintesi di questo breve discorso si esprime in un importante concetto educativo: la gestione del bambino non lo renderà mai autonomo. In ogni compito che egli si trova a dover svolgere, dall’abbottonarsi la camicia al problema di matematica, il bambino non dev’essere mai “guidato”; al più “affiancato”. Per “affiancare il bambino”, si intende che il genitore deve:
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spiegargli con parole semplici e chiare che cosa deve fare, se non sa ancora farlo;
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lasciargli sperimentare l’attività senza intervenire, anche se inizialmente egli dovesse commettere errori;
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motivare positivamente il bambino a cominciare il compito e a condurlo sempre a termine.
La motivazione dev’essere un rinforzo positivo: ad esempio solleciteremo il bambino a cominciare l’attività perché “stai diventando grande e quindi sono sicuro che saprai svolgere benissimo questo compito da bambino grande come te!” E quando dovesse trovarsi in difficoltà, sarà pure essenziale ricordargli che “sei molto bravo perché finora hai saputo fare tutto da solo e sono certo che terminerai il compito con successo!”
Ricordiamoci che per motivare un bambino è essenziale mantenere il ruolo del genitore/educatore che è forte della consapevolezza che ogni bambino impara qualsiasi compito, se solo vi si dedica adeguatamente: la nostra voce e l’atteggiamento devono essere quelli di una persona convinta che il lavoro sarà svolto senza il minimo dubbio; è il concetto francese del “pas possible autrement”: non può essere che così!
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Esempi di compiti alla portata di un bambino
Piccolo appunto importante: ogni bambino è in grado di svolgere qualsiasi compito alla sua portata fisica e cognitiva. Con ciò intendo che, evidentemente, non potremo pretendere che sviti la ruota di un camion o risolva un’equazione differenziale (salvo casi davvero particolari), ma, credetemi, un bambino di sette anni è perfettamente in grado di:
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raccogliere le comande di una tavolata e trasmetterle al cameriere;
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leggere da sé e capire un intero libro di racconti, anche non necessariamente per bambini (attenzione: niente trame dell’orrore, violente o comunque inadeguate!);
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bagnare l’orto o le piante sul balcone, anche programmandone l’irrigatore automatico;
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prendersi cura di un piccolo animale (un coniglio, un gatto) dalla A alla Z;
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dipingere un quadro con tecniche specifiche.
Va da sé che un bambino di due anni è perfettamente in grado di mangiare senza intervento di un adulto (prevedere un microambiente in cui egli possa sporcare e sporcarsi liberamente); a quattro anni sa vestirsi del tutto da sé; a sette anni io riparavo le prese di casa dopo aver tolto la corrente intervenendo sullo specifico interruttore di sei e guidavo una FIAT 127 in ambiente protetto… Credetemi: possono farlo davvero tutti, se davvero lo desiderano; a dodici anni un ragazzino è fisicamente e psichicamente in grado di gestire un’azienda e pilotare un aereo di linea… All’estero questi concetti non sono favole di un sognatore; da noi i bambini sono invece sempre più spesso limitati dalle ansie e dalle istruzioni dei genitori, persino nelle azioni più naturali come mangiare da sé, allacciarsi un paio di scarpe, fare i compiti, prepararsi per la notte eccetera.
Con gli esempi sopra esposti non intendo affermare che per rendere autonomi e indipendenti i nostri figli dobbiamo insegnar loro compiti da adulti, ci mancherebbe! Tutto deve venire da sé, dal bambino stesso, rispettando le sue inclinazioni e i suoi tempi. Può però accadere che alcuni mostriciattoli vogliano proprio cimentarsi in imprese specifiche, particolari, inusuali e se davvero pensiamo che possano esservi portati (cioè lo farebbero volentieri e mostrano motivazione), proviamo a lasciar loro svolgere il compito da sé, affiancandoli e vigilando sulla loro sicurezza, se necessario.
P.S. Commento di mia moglie, che italiana non è: «Certo che sembra incredibile dover scrivere cose di questo genere, che ognuno dovrebbe arrivare a capire da sé…»
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[1] Quella che definisco «Sindrome del titolo» riferendomi a chi trae conclusioni dal titolo di un articolo, invece di leggerlo.
Se si avesse un briciolo di consapevolezza che ciò che si trasmette oggi al bambino/bambina sono i mattoni che costruiranno l’adulto di domani, forse si prenderebbero più sul serio determinati atteggiamenti deleteri e comodi solo a noi adulti. Grazie Bruno!
Grazie a te che metti in pratica da sempre quel che io non posso ancora (almeno con figli miei): mi stai creando un mondo migliore intorno…
condivido tutto ed è bello che ci siano sempre più persone che si dedicano alla diffusione di questi concetti. Porrei un’attenzione particolare però alla tecnica dei premi e delle punizioni: stabiliscono sempre una dipendenza, una forma di manipolazione. Le lodi inducono il bambino a compiacere l’adulto per essere approvato, le punizioni castrano senza possibilità di comprensione. C’è un libro molto bello: “Amarli senza se e senza ma” che affronta l’argomento. Importante il sostegno e l’amore incondizionato perchè questo sarà la base sicura per il domani
Allora anzichè sottolineare la mia approvazione con un “bravo” sposto la questione sul suo vissuto, sulle sue emozioni, creando un’occasione in cui è possibile verbalizzarle. Ad esempio: “Cosa si prova a saper andare in bicicletta da solo?”
Da una recensione del libro che menziono: “I bambini hanno un bisogno fondamentale, che è quello di sentirsi accettati ed amati dai genitori. Di questo bisogno i genitori sono ben consapevoli: ma il più delle volte, invece di preoccuparsi di soddisfarlo, lo strumentalizzano per ottenere dai figli quello che desiderano. È così che l’amore dei genitori, che dovrebbe essere incondizionato ed essere vissuto come tale dai figli, diventa amore condizionato. I genitori concedono l’amore quando i figli sono docili ed ubbidienti, lo negano quando fanno qualcosa che non piace. La logica che guida questo stile educativo, rozza ed istintiva, trova una conferma nella psicologia comportamentista, nella concezione dei rinforzi positivi e negativi come strumenti per confermare e rafforzare i comportamenti graditi ed ostacolare ed estinguere quelli sgradevoli. Il limite del comportamentismo e della pedagogia che ad esso di ispira è per Kohn quello di considerare solo il comportamento, e non quello che c’è dietro di esso. Se un bambino ha fatto qualcosa di sgarbato, i genitori lo puniscono, costringendolo a scusarsi. Con una serie di punizioni forse il bambino eviterà quel comportamento sgarbato, ma a quale prezzo? Quale strascico si lascia dietro un comportamento che si estingue in seguito ai rinforzi positivi? È un intervento educativo costringere un bambino a scusarsi? Lo è, evidentemente, solo per chi considera l’educazione come rispetto esteriore delle norme sociali – ed in questo senso, purtroppo, si dice comunemente che qualcuno è educato. La vera educazione è la crescita personale, la realizzazione delle potenzialità, la conquista di una vita buona e felice. Da questo punto di vista, l’estinzione di un comportamento non ha alcun valore, se non nasce da una convinzione reale, da una maturazione interiore.(….)I rinforzi positivi, le approvazioni ed i premi, sembrano andare nella direzione di sostenere il bambino e gratificarlo, ma in realtà rappresentano l’altro lato della medaglia: il bambino viene premiato se fa quello che gli adulti desiderano da lui; è anche questa una forma di manipolazione,”
L’alternativa che suggerisci al premio è molto interessante e ho cominciato a usarla: aumenta l’interattività del bambino e certamente la sua consapevolezza di far bene, rispetto a un più semplice “Bravo!” Grazie del commento e dei suggerimenti. 😉