Educazione e mitologia

20 Mar

Educare non significa “metter dentro”, bensí “tirar fuori” (nell’accezione intensiva latina di e + ducere). Significa aiutare il bambino a tirar fuori la sua indole, i suoi interessi, la sua strada congeniale. Significa aiutare il bambino a diventare autonomo; a sviluppare un equilibrio interiore dato dalla consapevolezza dei propri punti di forza; ad ascoltare, capire e rispettare gli altri.

Angelita di Anzio (Sergio Cappellini)

Angelita di Anzio (Sergio Cappellini)

L’educazione non è dunque insegnamento; è un percorso su cui ogni genitore dovrebbe affiancare (non condurre!) il proprio figlio. Imparare a educare non è facile: è un esercizio di costante e delicato equilibrio, come andare in bicicletta. Di piú, è un’arte sopraffina che, se esercitata nei modi opportuni, conduce a risultati straordinari; se lasciata al caso, all’intuito, all’impeto del momento, porta quasi sempre al disastro. Quando ci si accinge ad affrontare il compito, sembra tutto cosí complicato, ma esistono semplici stratagemmi per semplificarsi la vita. Ad esempio, prima di agire in un certo modo, il genitore dovrebbe porsi due domande essenziali:

  • Che messaggio sto trasmettendo a mio figlio con quest’azione?
  • Quali conseguenze ha tale messaggio su mio figlio?

Il solo soffermarsi a riflettere seriamente su questi due punti permette di evitare la maggior parte degli errori (quelli piú gravi!) che inevitabilmente si commettono in un ruolo tanto complesso.

Un altro modo sicuro, ma meno banale, di evitare problemi è di fare autocritica e pensare alle proprie debolezze, ai propri “difetti”. Poiché con ogni probabilità ognuno di questi deriva da errori educativi commessi dai propri genitori, è opportuno identificare quali siano stati esattamente tali errori. Ho una buona e una brutta notizia per voi: la brutta è che probabilmente rischiate di fare coi vostri figli un copy-paste degli errori che i vostri genitori hanno commesso con voi; la buona è che se individuate gli errori dei vostri genitori (e questo blog vi aiuterà) e vi mettete un po’ d’impegno, eviterete di ripeterli coi vostri figli.

Infine, se esiste una regola d’oro, è quella d’informarsi; esistono migliaia di libri, siti e persino trasmissioni televisive [1] con cui documentarsi e la reiterata applicazione di metodi educativi improvvisati non è piú scusabile. È ovviamente meglio informarsi prima di aver figli, ma se si è già genitori e per i piú svariati casi della vita non si è ancora provveduto, meglio farlo al piú presto: ne va dell’equilibrio di un bambino, che non è un prolungamento o una proprietà dei genitori, bensí un essere unico, pensante, insostituibile, irriproducibile, candidato adulto maturo e autonomo, che ha il diritto di essere educato. E i genitori hanno il dovere (attenzione: anche giuridico!) di educarlo.

Elettra (Frederic Leighton)

Elettra (Frederic Leighton)

È probabile che Elettra si sia soffermata a riflettere seriamente sulle conseguenze di ogni azione educativa intrapresa a favore dei suoi due pargoli, Medone e Strofio II, perché di questi due personaggi sappiamo poco o nulla e quindi mi piace credere che abbiano vissuto un’esistenza piú equilibrata e serena di quella della loro mitica madre. Elettra seppe spezzare la sua personale, viziosissima catena generazionale fatta di delitti e soprusi, a totale beneficio dei figli. Invito pertanto i miei lettori a focalizzarsi sulla propria “catena educativa generazionale” e, se necessario, a usare il tronchese della ragione per evitare di trasmettere ai propri figli quei “vizi” che li renderebbero eterni dannati nella vita terrena.

Questo è il primo articolo de la Catena di Elettra. Sarò lieto di ricevere commenti, consigli, critiche, insulti e amenità varie; pertanto scrivete pure qui sotto a sinistra quel che desiderate e buon divertimento!

____________________

[1] Ad esempio, S.O.S. Tata o Adolescenti: Istruzioni per l’uso.

58 Risposte a “Educazione e mitologia”

  1. MammaImperfetta 20 marzo 2013 a 13:30 #

    Eccomi.
    Intanto, in bocca al lupo, di nuovi progetti ben pensati c’è sempre un grande bisogno!
    Nel merito, le prime righe del tuo post sono state per anni le prime parole che dicevo in classe quando insegnavo ai ragazzi delle scuole medie, prima di laurearmi.
    Ex-ducere: tirare fuori. Una delle più belle parole della nostra lingua. E una delle più abusate.
    Poi sono diventata madre e ho trasferito le stesse riflessioni che facevo con i ragazzi al mio piccolo nucleo di società.
    Ne ho parlato da me, qualche giorno fa (“Facciamo sentire speciali i nostri figli”), ci rifletto da anni. I copia-incolla a volte sono salvifici, a volte deleteri. E’ un lavoro che i genitori devo fare su loro stessi, prima che sui loro figli.
    Poi parleremo anche di autonomie. Intanto continuo a scriverci su. E a osservare i coetanei dei miei figli e le paure dei loro genitori.

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 14:07 #

      Ti ringrazio pubblicamente per aver scritto il primo commento a «la Catena di Elettra»! 🙂

      Tra l’altro “e + ducEre” rappresenta l’etimologia base del termine educare, mentre “e + ducAre” ne è la forma intensiva; ciò a riprova dell’importanza universalmente riconosciuta al concetto di educazione.

      Sul “far sentire speciali i nostri figli” immagino tu ti riferisca alla serenità e all’equilibrio di cui tutti i bambini dovrebbero godere, non certamente a dotarli di eccessive attenzioni. 😉

      Per quanto riguarda l’autonomia, be’, come immagini, è un tema che ne «la Catena di Elettra» sarà sviscerato in ogni aspetto; ogni genitore ha l’obbligo primario di rendere gradualmente il proprio “piccolo di uomo” un adulto in grado di badare a se stesso e alle proprie emozioni, nonché di usare il cervello nel modo più “rotondo” possibile. Obbligo, dovere, non facoltà.

  2. Enrico Paolozzi (@redflat) 20 marzo 2013 a 13:36 #

    Augurissimi e complimenti per l’idea!!!! Parteciperò!!!!

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 14:12 #

      Grazie, carissimo. Mica si può vivere sempre solo di economia… ^_^

  3. Mariella Currà (@marielladidi) 20 marzo 2013 a 13:56 #

    Ci siamo allora! : )

  4. Rachele 20 marzo 2013 a 15:02 #

    Sono felicissima di questo progetto,sono sicura che mi aiuterà tantissimo.Sono sempre preoccupata di sbagliare,mi sento in continuazione dire:ma cosa cerchi di parlargli a fare?Non capisce,dagli uno sculaccione che vedi come si doma……ma anche no!Io credo che debbano capire gli errori ed il perché di questi,alle volte vinco,alle volte leggo un po’ di perplessità nei suoi occhi ma credo che sia meglio no?La disciplina di un figlio non si crea con le mani ma con le parole ed i fatti….auguri Bruno,sei eccezionale e sono felice di seguirli 😉

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 17:34 #

      In realtà, cara Rachele, a vincere bisogna essere in due (genitore e bambino), regola che del resto vale per ogni contratto di successo… 🙂

      È indispensabile, come dici, che il bambino capisca l’errore e soprattutto a che cosa esso potrebbe condurre; quando glielo segnali (sempre con calma) è anche importante suggerire un’alternativa corretta, come: “Hai fatto A e hai ottenuto B che può causare C; se avessi fatto D, avresti probabilmente ottenuto E. La prossima volta proviamo a fare D?” Tieni però presente che la segnalazione di un errore dev’essere l’eccezione, non la regola, altrimenti si rischia di far credere al bambino di essere un buono a nulla… In molti casi (quando non c’è pericolo oggettivo), meglio lasciarlo sbagliare perché da nulla s’impara come dagli errori. 🙂

      Tratterò poi in modo approfondito il tema dello “sculaccione” e del “non capisce?”, ma ti anticipo che, come hai già capito da sola, rivelano metodi educativi deleteri.

      • monica 23 marzo 2013 a 12:00 #

        Ciao Bruno,
        complimenti per il tuo blog!!!

  5. @robertarex 20 marzo 2013 a 15:13 #

    Eh sì, il gran giorno è proprio arrivato, finalmente! Ero molto curiosa di vedere cosa stava bollendo nella tua pentola, nonostante avessi immaginato, se così lo possiamo chiamare, l’argomento. Seguirò te e tutte le persone che vorranno partecipare e magari qualche volta scriverò anche io. La presentazione ti rispecchia in tutto e per tutto, voglio proprio vedere come evolverà questo ElettraBlog. Per ora complimenti, complimentissimi 🙂

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 17:37 #

      Grazie cara, anche se nel tuo specifico caso dovrebbe scrivere tua figlia Chiara, al fine di rivelare al mondo come possa essere riuscita a educarti!!! 😛

      • @robertarex 26 marzo 2013 a 14:21 #

        questa risposta mi era sfuggita…. 😛
        e comunque non si venga mai a sapere ma….è proprio così! 😉

  6. Federico Di Matteo (@ChiccoDM) 20 marzo 2013 a 19:04 #

    Da “futuro” genitore, sarò lieto di seguire questa tua fantastica iniziativa, e vorrei iniziare la frequentazione del blog dedicando a te, e ai tuoi compagni di viaggio (virtuale), uno splendido brano di Kalhil Gilbran, affisso al lavoro, e che mi emoziona in maniera incredibile ogni volta che lo (ri)leggo…mi sembra si riallacci bene a quanto hai appena postato:

    «I vostri figli non sono vostri figli. Sono i figli e le figlie della Vita che brama se stessa.
    Vengono attraverso di voi ma non da voi, e sebbene stiano con voi, non vi appartengono.
    Potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
    Potete offrire rifugio ai loro corpi, ma non alle loro anime, poiché il loro spirito dimora nel domani, dove voi non siete in grado di entrare, nemmeno in sogno.
    Potete sforzarvi di essere come loro, ma non cercate di renderli simili a voi….
    Voi siete gli archi da cui i vostri figli scoccano come frecce viventi ».

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 20:47 #

      C’è molto Schopenhauer in quella «vita che brama se stessa», ma alla fine è esattamente quello il punto: i figli non sono proprietà dei genitori. Grazie del bellissimo commento.

  7. Piero Baracco (@piebaracco74) 20 marzo 2013 a 19:06 #

    Ti rinnovo i complimenti anticipati via Twitter ed aggiungo un grande in bocca al lupo!
    A presto

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 20:48 #

      E ammazziamolo un po’, ‘sto lupo! Grazie! 🙂

  8. La catena di Elettra è anche una legge economica: la consapevolezza di essere destinati a ricevere una grassa eredità dai genitori, se maturata e consolidata in giovane età , è un fortissimo disincentivo al rischio e al misurarsi col mondo.
    “Un giorno, figlio mio, tutto questo sarà tuo” è il peggio lascito educativo di un genitore.

    • Elisa Barbini 20 marzo 2013 a 20:01 #

      Bravo Bruno, bella idea! Ti seguirò con interesse perché educare è veramente complicato! Il mio figlio maggiore ha dieci anni ed inizia ad avere i primi segnali adolescenziali. Fa il furbetto a scuola, è svogliato nei compiti, si impegna molto meno di una volta. Mi trovo praticamente di fronte ad una persona diversa da quella che conoscevo fino a qualche tempo fa. Devo dire che sono un po’ spiazzata e vorrei capire come gestire questa nuova realtà ed il percorso che sta evidentemente iniziando. Spero di trovare spunti utili nel tuo blog. Buon lavoro e grazie. Elisa

      • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 21:24 #

        Non riesco a spostare questo tuo messaggio nella posizione corretta (appare come risposta a CarloAlberto), perciò ti rispondo direttamente qui. Difficile da queste poche parole capire quale sia l’origine del comportamento di tuo figlio; dieci anni mi sembrano pochi perché egli manifesti “segnali adolescenziali”. Ciò che noto seguendo qualche ragazzino è la scarsa consapevolezza che la scuola sia una fonte di cose interessanti; manca l’entusiasmo degli insegnanti e spesso nelle famiglie, nel presentare la scuola e le materie che vi s’insegnano; questa, fin da quando il bimbo ha 4-5 anni, è prospettata come quel luogo in cui “ti metteranno in riga”, invece di un posto in cui “s’imparano tante cose interessantissime!” (il punto esclamativo non è casuale). Comunque sono certo che le discussioni che scaturiranno dai molti articoli che ho in mente, ti aiuteranno a capir meglio il cambiamento necessario.

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 21:06 #

      Un tuo post è un onore per me, caro CarloAlberto. Grazie.

      Concordo molto sulla frase conclusiva; molto meno sulla prima parte e lo dico perché mi ci ritrovo molto. Ritengo che la capacità di misurarsi col mondo e intraprendere rischi ragionevoli dipenda in gran parte da come sei stato trattato dai tuoi genitori: se hai un padre che ti ritiene incapace di svolgere qualunque compito da solo perché lui ha la necessità di tenere tutto sotto controllo, qualunque sia l’eredità difficilmente combinerai qualcosa di buono nella vita.

      Come spesso osserviamo, i figli di genitori benestanti di solito falliscono miseramente; si dice: “Quello ha messo in piedi una fortuna e i figli si sono «mangiati» tutto.” Be’, forse bisognerebbe chiedersi che cosa s’intenda per “fortuna”; se il successo professionale si traduce nell’alibi del lavoro, la scusa perfetta per non dedicarsi ai figli, be’, è chiaro che un bambino non diventerà mai un adulto responsabile, si autoconvincerà di essere incapace di qualsiasi impresa e cercherà per tutta la vita di preservare quello che il “papi” gli ha messo a disposizione per sopravvivere.

  9. Correttore DiBozzi 20 marzo 2013 a 19:38 #

    Domanda: riuscire ad individuare qualche errore commesso dai propri genitori può aiutare anche l’adulto a migliorare se stesso, al di là del ruolo di educatore?

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 21:32 #

      Eh be’, direi di sì. È impossibile migliorare qualcosa di cui non si conosce nemmeno l’origine. Di qui a dire che, una volta individuato il problema, è tutta una strada in discesa, ce ne passa… Forse è più facile evitare di replicare certi errori coi propri figli (ed è per questo che il blog è nato) che compiere su se stessi un’opera di catarsi; un professionista, in questi casi, può certamente dare una mano concreta.

      In generale, comunque, ritengo che le poche regole che valgono sempre nell’educazione di un bambino (amore, rispetto, coerenza, dialogo ed equilibrio), valgano anche nelle relazioni fra adulti.

      • Correttore DiBozzi 20 marzo 2013 a 22:14 #

        La domanda scaturisce da varie conversazioni avute con un mio cugino riguardo l’influenza, non sempre positiva, che la famiglia (intesa in senso esteso) è in grado di esercitare sugli individui e quanto questa influenza abbia un peso nella vita di ogni persona.

        Nel nostro caso ci si è trovati a discutere, per esempio, di quanto ci sia stato inculcato un malinteso senso di rispetto dovuto al prossimo, che assomiglia più ad un timore reverenziale, e quale sia stato il costo dell’aver entrambi, ad un certo punto, rigettato questa insensatezza (lui ha pagato un prezzo maggiore, a causa di condizionamenti più pesanti della metà di famiglia che non condividiamo).

        Il discorso potrebbe essere allargato dalla famiglia alla società intera: siamo proprio sicuri che modelli oggi considerati “giusti” e di cui si incoraggia la riproduzione, anche tramite la scuola, non producano invece individui psicologicamente sofferenti e “depotenziati”?

        Non voglio abusare della tua ospitalità, però devo dire che mi sorprende un po’ l’idea che si possa evitare di “insegnare” ai propri figli certi schemi, quando questi sono stati introiettati e ne deriva un comportamento praticamente automatico (a fronte di una totale assenza di lavoro su sé stessi).

        • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 00:04 #

          Non sono il più titolato ad affrontare quest’argomento, ma temo che il rapido evolversi degli usi e costumi della società pregiudichi in parte, come sospetti, uno sviluppo equilibrato dell’individuo: ci si trova a crescere in certe regole sociali (che però non c’entrano con l’«educazione»!), poi queste cambiano e ci si sente un pesce fuor d’acqua; oppure si rifiutano e quindi ci si scontra con la famiglia d’origine che in quelle regole continua a credere. A me è successo con la religione cattolica dopo i dodici anni: con mia madre è tuttora uno scontro continuo contro un muro di gomma.

          Direi che ciò è del tutto inevitabile e quindi non dovremmo preoccuparci tanto di questo, quanto di ciò su cui riusciamo a intervenire. È un po’ come il discorso secondo cui non è che per non rischiar di morire non si esce più di casa; i rischi esistono e si fa già molto se si cerca, ragionevolmente, di ridurli (ad esempio evitando di mangiare schifezze, non fumando, guidando con coscienza eccetera).

          Distinguerei inoltre l’educazione intesa come rispetto di specifiche regole da seguire per essere accettati, dalla vera e propria «educazione», che trascende tali regole. Ogni bambino in ogni società, per tirar fuori il meglio di sé, può crescere nell’amore, nel rispetto (che non significa salutarlo con l’inchino, ma ascoltare quello che ha da dirci), nella coerenza e nell’equilibrio: dipende da quanto i genitori siano consapevoli dell’importanza di questi princìpi e da quanto si concentrino nell’applicarli.

  10. Marco Luzzi 20 marzo 2013 a 20:22 #

    Buona iniziativa, seguirò ciò che scriverai, certo che questa catena, oltre che lunga è insidiosa, perché a volte si genera ben prima della coscienza e del ricordo consapevole.
    Comunque si fa il possibile, e purtroppo si fanno errori anche quando si è piuttosto consapevoli, noto che poi le dinamiche divengono difficili quando ci sono pressioni esterne come la scuola e le insegnanti, che spesso sarebbero i primi da educare.
    Oggi capisco perché rispetto un tempo si possono, o si tende a volte, a criticare anche gli insegnanti , perché c’è maggior consapevolezza.

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 21:49 #

      Tu e Yordanos avete due figli stupendi e quindi, più che seguirmi, mi aspetto che condividiate con gli altri la vostra esperienza di genitori critici. Gestire le situazioni che si vengono a creare in conseguenza delle azioni compiute da persone esterne alla famiglia non è per nulla facile; nel caso degli insegnanti, ritengo che l’unica via sia un dialogo fitto e regolare, pur con le difficoltà che ciò implica: immaginarsi se uno che lavora deve recarsi a scuola negli orari proposti da loro… Parlando con amici genitori, mi rendo conto che ancora pochi insegnanti usano l’email (per esempio) come metodo di comunicazione.

      Messaggio per gli altri amici del blog: Marco è stato mio compagno di scuola alle elementari, nonché il più caro amico d’infanzia; praticamente passavo più tempo con lui che coi miei, quindi è tutta colpa sua!!! ^_^

      • Marco Luzzi 22 marzo 2013 a 00:12 #

        😀 sicuro, è colpa mia. Spero che sia colpa mia anche e questo miglioramento che hai avuto attraverso il tuo blog.

        • @VaeVictis 22 marzo 2013 a 23:41 #

          Sei poco attento: sono sempre stato così; sei tu che non conosci i miei lati migliori… 😉

  11. Stefania Buffa 20 marzo 2013 a 21:55 #

    Finalmente è arrivato il 20!
    La curiosità saliva di giorno in giorno anche perché, conoscendoti, sapevo che il progetto sarebbe stato interessante!
    Da mamma seguirò sicuramente questa catena con attenzione, certa che mi offrirà diversi spunti di riflessione e, perché no, di condivisione
    Bravo ing.!

    • @VaeVictis 20 marzo 2013 a 21:57 #

      Grazie. Vale per te quello che ho scritto a Marco. Tu avrai molto da condividere e dovrai per forza raccontare la tua esperienza: ne va della salute mentale di tanti bambini sfortunati… 😉

      • Stefania Buffa 20 marzo 2013 a 22:13 #

        Il confronto, se affrontato correttamente, non potrà essere che costruttivo per tutti.
        Non è assolutamente facile essere educatore, le prove quotidiane sono tante, le sconfitte, purtroppo, a volte inevitabili.
        L’importante è cercare di capire gli errori e crescere insieme ai nostri figli

  12. Carlo Borra 20 marzo 2013 a 22:03 #

    Ben fatto caro Bruno, poter confrontare le proprie convinzioni su come educare i figli, non può fare altro che aiutare tutti a farlo meglio. Come ben sai ho due figli e, con fatica, penso di educarli (ovviamente con mia moglie) con buon successo, la strada è davvero lunga e i consigli sono sempre ben accetti. Il mio augurio per questa tua avventura è di prospero successo e l’averti conosciuto non mi lascia dubbi sui risultati. Bando alle “ciacie” è ora di tornare a scuola ……..

    • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 00:26 #

      Anche nel vostro caso direi, caro Carlo, che in questo blog tu e Laura potete facilmente trasformarvi in portatori sani di buon esempio. Se avete dubbi, allora vuol dire che non vi rendete conto di quel che vi circonda… 😀

  13. Francesco torcetta 20 marzo 2013 a 22:23 #

    Ecco finalmente svelato l’arcano. Scelta difficile ma affascinante per gli sviluppi e le discussioni che ne possono nascere. Veniamo, almeno io, da generazioni di genitori per i quali il dialogo non era proprio il metodo più in uso soprattutto nei primi anni di vita del bambino. Questo è un imprinting che si rischia di usare quando il ruolo cambia e diventa educare. Il copia incolla è difficile e rischioso perché deve essere analizzato e plasmato in modo soggettivo da ogni genitore; soprattutto deve essere filtrato in modo molto fine.
    Discuteremo molto spero in questa nuova casa.
    In bocca al lupo a tutti noi

    • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 00:22 #

      Questa tua considerazione dimostra inequivocabilmente che il mestiere di genitore è tutt’altro che semplice. Per molti questa frase è un luogo comune da spiattellare in faccia a una critica; tu invece hai centrato il punto. Il mio suggerimento per risolvere la questione è la consapevolezza: sapere che cosa esattamente è meglio evitare e, di conseguenza, evitarlo.

      Ad esempio, tu dici che nella tua famiglia non c’era molto dialogo; con mio padre è successa la stessa cosa. Ecco, ora tu e io sappiamo con certezza che il dialogo di scarsa qualità produce danni irreparabili (io li ritrovo su me stesso): sforziamoci quindi di dialogare in modo qualitativamente appagante coi nostri figli.

  14. Tenorio 20 marzo 2013 a 22:35 #

    La chiave sta nella “catena educativa generazionale”.Come discernere quale anello spezzare, quando si è pur parte della stessa catena? E cosa scegliere di tramandare, trasmettere, con saldature opportunamente ponderate. Elettra o Crisotemi?

    • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 00:14 #

      Dipende dalla consapevolezza degli errori commessi: entrambe, leggendo questo blog (ora mitologico per un istante), verrebbero a conoscenza del fatto che i loro genitori ed esse stesse hanno compiuto azioni che trasmettono a un figlio un messaggio fuorviante; sta a loro scegliere se continuare imperterrite nella pigrizia della loro trasandatezza educativa, o concentrarsi per evitare specifici comportamenti di cui si conosce perfettamente lo sbocco. Loro stesse sono l’anello della catena da troncare.

  15. FF (@FF6812) 21 marzo 2013 a 10:44 #

    Splendido articolo. E’ sempre stata la mia linea di pensiero. Da 12 anni cerco faticosamente di seguire questo percorso nell’educazione dei miei figli, scontrandomi spesso e volentieri con genitori e insegnanti di diverso avviso, desiderosi principalmente di creare dei piccoli cloni…poco attenti all’indole più o meno introversa dei loro pargoli/alunni…Certo è difficile come genitore essere sempre coerente ed equilibrato nell’analisi, nel giudizio e nell’azione…siamo anche noi fallibili e anche tanto, aggravati dalla ”zavorra generazionale” che, come hai fatto notare benissimo, ci portiamo dietro! Ma, di fronte all’onestà e alla buona fede delle scelte fatte con le miglioi intenzioni, e di fronte all’umiltà nel riconoscere semplicemente ”scusa tesoro ho sbagliato”, i figli ti sorprendono dimostrandoti di aver compreso e imparato molto più di quanto tu gli abbia insegnato… Seguirò con molto interesse! Grazie ancora

    • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 22:22 #

      È un piacere: sono certo che, nel tempo, troverai tanti spunti di riflessione interessanti. Ti rivelo un segreto: ho programmato quasi una trentina di articoli! 😉

  16. Fran's Fun Lab 21 marzo 2013 a 13:24 #

    Bravo, Bruno!!!
    Sono tantissimi gli spunti di riflessione che offre questo tuo primo intervento. Purtroppo per una bis-mamma lavoratrice il tempo è tiranno e non riesco a commentarli a uno a uno, ma mi soffermo su due cose: in primis, appunto, sul fattore tempo. Si può anche essere oberati di lavoro, essere sempre di corsa, ma di modi per informarsi sull’argomento, al giorno d’oggi, ce ne sono davvero tanti, non ci sono scuse… una sola puntata di S.O.S. Tata è in grado di aprire tutto un mondo sconosciuto a molti!
    Per seconda cosa mi soffermo sull’etimologia del termine “educare”, che molto spesso viene dimenticata, e non posso che aggiungere uno dei “mantra” che mi ripeto quotidianamente: il montessoriano “aiutami a fare da solo”!!!!!!

    • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 22:26 #

      Eppure S.O.S. Tata è considerato da molti luogocomunisti (© Alberto Bagnai, @AlbertoBagnai) la solita baggianata per fare ascolti; sarà anche un format, ma tra i reality è di sicuro uno dei più utili e pratici che si siano mai visti in TV. Mi aspetto che tu contribuisca a la Catena di Elettra, in primis perché sei più che autorevole sull’argomento e poi perché adoro il tuo stile. 🙂

      • Fran's Fun Lab 12 aprile 2013 a 15:08 #

        Grazie, Bruno! Vorrei tanto essere così autorevole come dici…!
        Concordo, SOS Tata è pur sempre un programma televisivo e, in alcune occasioni – soprattutto nelle ultime stagioni – l’ho trovato un tantino patinato e costruito. Ma il momento in cui la Tata fa la “riunione con i genitori”, spiega gli errori e dà consigli, dispensando le sue perle di saggezza, è indubbiamente utile!

        • @VaeVictis 12 aprile 2013 a 17:56 #

          Sì, appunto: la spudorata (pur se indicata) pubblicità a Samsung mi fa un po’ pena…

  17. tiziana sere sesti 21 marzo 2013 a 14:21 #

    Caro Bruno, io ti seguirò nel mio status di “figlia” e qui sento che troverò molti spunti interessanti. L’osservazione critica di figlia adulta verso i propri genitori è strumento per capire sè stessi.Spesso non vogliamo ammettere errori compiuti dai nostri genitori o per affetto o perchè dobbiamo ammettere che sono anche i nostri.
    Con la stima che ti porto anche come mio primo follower ti auguro ogni bene!
    ciao

    • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 22:28 #

      Grazie, cara “twittobattezzata”! È proprio su quello che sottolinei che bisogna lavorare: avremo qui una “lista” di comportamenti “sospetti”, ritroviamo alcuni di essi nei nostri genitori, ci preoccupiamo di non clonarli e che le conseguenze di tali comportamenti non pregiudichino l’educazione dei “nostri” pargoli.

  18. edoardoferraro 21 marzo 2013 a 14:59 #

    Personalmente non mi sento in grado di commentare…
    … ma certo è un articolo pieno di spunti interessanti…
    Buon lavoro, Bruno!

    • @VaeVictis 21 marzo 2013 a 22:29 #

      Grazie caro, avrai modo di farlo nel futuro. Seguimi! 😉

  19. Lorella D'Eredita' 22 marzo 2013 a 00:02 #

    Complimenti Bruno per l’iniziativa!!

    Condivido pienamente quello che scrivi e a conferma di questo riporto anche un brevissimo sunto della teoria della personalità di Carl Rogers secondo la quale ogni individuo tende sempre naturalmente a sviluppare le proprie potenzialità e a realizzare se stesso, ma ogni individuo ha anche l’assoluta necessità di essere accettato e amato, soprattutto dagli adulti di riferimento. Se un genitore non accetta il bambino per quello che è, ma lo ama e lo accetta in modo “condizionato” cioè solo se è quello che vorrebbe che fosse, non aiuterà il bambino a crescere in modo “congruente” con se stesso cioè con quello che egli è in realtà e il bambino inizierà a crearsi un concetto di se che rispetta i criteri dei genitori ma non i propri e tenderà poi a riproporre lo stesso modello verso i propri figli.
    Interrompere la catena vuol dire quindi amare e accettare i bambini incondizionatamente per quello che sono e non per quello che vorremmo che fossero, affiancandoli nella loro crescita in modo che realizzino pienamente se stessi, accettandosi e amandosi perché sono stati a loro volta accettati e amati.

    In bocca al lupo e ti seguirò sicuramente …

    • @VaeVictis 23 marzo 2013 a 00:00 #

      Grazie, cara Lorella! Bello spunto, che ripropone l’importanza dei primi due concetti base dell’educazione, che tanto amo sottolineare: l’amore (incondizionato) e il rispetto (della natura del bambino). Le conseguenze dell’incongruenza cui accenni, ce le ricorda tale Karl Gustav Jung: nevrosi, nevrosi, nevrosi.

  20. Gian de Steja 22 marzo 2013 a 09:48 #

    Bene, buon proseguimento dunque. Seguo S.O.S Tata da diversi anni ormai e devo dire che mi ha insegnato una quantità infinita di accorgimenti utili e interessanti, alcuni intuitivi, altri meno scontati. Certo che tra la teoria e la pratica c’è una differenza enorme e il percorso di genitore è sempre in salita. Ben venga questo tuo aiuto allora. Grazie. 😉

  21. Francesca Porta 27 marzo 2013 a 12:37 #

    All’inizio questo articolo mi ha ricordato la lezione di filosofia su Socrate e la sua filosofia della maiuetica…

    • @VaeVictis 27 marzo 2013 a 19:45 #

      Sei un’eccellente osservatrice: “Educare vuol dire tirar fuori, non metter dentro.” 😉

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  1. I nonni (et al.): risorsa o problema? | la Catena di #Elettra - 27 giugno 2013

    […] hanno già allevato almeno una generazione di pargoli. Ma è tutto oro quel che luccica? Tornando all’introduzione de «la Catena di #Elettra», il primo dubbio che mi viene in mente è sulla questione se i nonni abbiano commesso errori […]

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