L’attenzione al capriccio

26 Mar

Entriamo nel merito de «la Catena di Elettra» trattando i più tipici errori di ruolo, dove per ruolo intendo quello di genitore e educatore. Descriverò pertanto in modo abbastanza schematico alcuni comportamenti inadeguati da parte del genitore in quanto genitore.

Francesco aveva imparato presto a ottenere ciò che voleva: già a 3-4 anni si lanciava in pianti isterici a ogni rifiuto da parte del padre, il quale rispondeva al capriccio chiedendo a suo figlio “perché” facesse quelle scene, ricordandogli (a 3 anni!) che in fondo lui stava dando al bimbo tutto ciò di cui aveva bisogno e bla-bla-bla elucubrazioni varie. Insomma, il capriccio del bambino diventava occasione di discussioni, contrattazione e gag tragicomiche in cui l’adulto usciva sistematicamente sconfitto.

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Perché fa i capricci?

Il «Sinnataggen» (Gustav Vigeland) presso il Vigelandsparken a Oslo.

Il «Sinnataggen» (Gustav Vigeland) presso il Vigelandsparken a Oslo.

Per capire come reagire in tale situazione, bisogna innanzi tutto sapere perché il bimbo fa i capricci. I bambini alla nascita si regolano esclusivamente in base alle emozioni che provano: fame, sete, sonno, paura eccetera. Man mano che la maturazione psichica progredisce, le emozioni lasciano sempre più spazio alla logica e al ragionamento; insomma il bambino “ideale” nasce come essere emotivo e pian piano diventa un individuo in cui emozioni e razionalità trovano il giusto equilibrio.

Va da sé che un bambino di 3-4 anni comunica ancora principalmente per emozioni. Quando percepisce un disagio, egli risponde più spontaneamente con pianti e strepiti che con un piuttosto innovativo: “Egregia Signora Mamma, desidererei continuare a giocare invece di prepararmi per uscire, ma Lei non me lo sta permettendo e perciò Le significo tutto il mio disappunto.”

Il capriccio è una richiesta d'attenzione inadeguata. Va ignorato.

Il capriccio è una richiesta d’attenzione inadeguata: va ignorato.

Siccome i bambini, come le cornacchie e i topolini, capiscono in fretta che a una specifica causa corrisponde uno specifico effetto, se il genitore darà retta a quella manifestazione inadeguata di richiesta d’attenzione, la prossima volta che si presenterà l’occasione di continuare a giocare invece di uscire, il bambino si profonderà in estrose improvvisazioni vocali in no minore, comunemente dette capricci. Quindi la soluzione è effettivamente quella che sentiamo ripetere spesso dagli educatori: il capriccio va ignorato [1]. Bisogna proprio fare come se il bambino non esistesse: lui cerca la nostra attenzione in un modo scorretto e noi, firulì firulà, continuiamo a fare le nostre cose come se nulla stesse accadendo, come se lui fosse invisibile. Quando poi il bimbo si sarà calmato, torneremo a concedergli tutta l’attenzione necessaria e dovuta. Occhio ché questa regola vale con tutti, dai zero ai centodieci anni: «Capriccio? NON ascolto. Comunicazione positiva? Sì, ascolto.»

Si ricordi il genitore ipersensibile cui dovesse “piangere il cuore” al vedere il bambino in quelle condizioni, che rispondere in qualsiasi modo a un capriccio significa far sì che, la prossima volta, il bimbo usi lo stesso metodo, oltretutto rinforzato («se funziona, diamoci dentro!»); la relazione genitore-figlio si farà così sempre più instabile e inquieta perché il genitore si sentirà sempre più debole e impotente di fronte alla piccola peste, la quale, siccome è ben più esperta di comunicazione emotiva rispetto a un adulto, se ne accorgerà e ne approfitterà ulteriormente. Oltretutto, è utile ricordare che un bambino abituato a ottenere ciò che vuole col capriccio, diventerà rapidamente una creatura infelice e poi un adulto che vorrà ottenere ciò che desidera con il lamento, l’imposizione, la violenza. Gran bel risultato, eh?

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Gestire le emozioni

È essenziale che il bambino impari a gestire e superare da sé le emozioni negative: mai intervenire durante o dopo un capriccio.

È essenziale che il bambino impari a gestire e superare da sé le emozioni negative: mai intervenire durante o dopo un capriccio.

Esiste un secondo intento, ancor più educativo, nell’ignorare il capriccio: lasciato alle sue emozioni, il bambino impara a gestirle; inizialmente egli si abbandona alla disperazione, ma alla fine pianti e strilli costituiscono una valvola di sfogo essenziale (ricordiamoci come ci sentivamo più distesi dopo aver pianto) ed è importantissimo che egli li conosca fin dalla più piccola infanzia e li sperimenti varie volte. Se impediamo al bambino di gestire da sé queste emozioni, negative ma innocue perché del tutto istintive e naturali, egli non sarà mai in grado di affrontare la sconfitta, la frustrazione; una volta divenuto adulto, queste condizioni genereranno pertanto in lui una rabbia irrefrenabile oppure la convinzione che “capitano tutte a me”, “sono sfortunato”. Mi raccomando, quindi, cari genitori: lasciate che il vostro bimbo attraversi tutto il capriccio senza intervenire!

Ciò detto è bene però precisare che non tutti i pianti e le urla così comuni nei bimbi più piccoli sono capricci; è essenziale che il genitore sappia distinguere un disagio vero (es. un dolore fisico, un sintomo) cui dovrà rispondere con gesti e parole di rassicurazione, da un disagio pur sempre vero, ma cui non si può né si deve porre rimedio. E’ poi evidente che capricci insistenti e ripetuti, anche senza malessere fisico, possono celare un disagio psichico che necessita di una risposta adeguata e professionale: il pediatra ha tutti gli strumenti per capire di cosa si tratta ed è in grado di consigliare la soluzione più adeguata.

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[1] A tal proposito si legga, per esempio, qui, qui e qui.

50 Risposte to “L’attenzione al capriccio”

  1. liberadidire79 26 marzo 2013 a 10:47 #

    però è davvero, davvero, davvero difficile riuscire ad essere “sordi” alle lagne quando quello che le tue orecchie vorrebbero dopo una giornata di lavoro è il silenzio…

    ma il mio piccolo (che compie 4 anni a settembre)…non ha colpa della mia stanchezza…e non deve pagarne le conseguenze.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 10:50 #

      Nessuno ha mai affermato che il mestiere di genitore è semplice… È una continua psicoterapia che mette alla prova la nostra resistenza allo stress e ci esercita alla tolleranza anche degli altri (adulti o bimbi che siano); certo coi nostri figli è più facile perché perlomeno l’amore dà una mano consistente. 🙂

      • liberadidire79 26 marzo 2013 a 10:54 #

        non è semplice per niente infatti! 🙂
        ogni giorno cambia le carte in tavola….non fai in tempo a credere di aver “imparato”…che è tutto da rifare… 🙂

        ma l’amore che si prova….è unico e insostituibile

  2. @robertarex 26 marzo 2013 a 10:48 #

    Mi è sempre stato detto che non sono mai stata una bambina capricciosa e devo dire che anche mia figlia non lo è. Quindi non so se sia una questione genetica o semplice fortuna.
    Spesso ho la sensazione che i capricci dei bambini in realtà rispecchino quelli dei genitori sempre più presi da loro stessi che dal crescere in modo sano i figli.
    Mi sembra un circolo vizioso senfa fine e la cosa mi sconcerta tantissimo

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 10:52 #

      È solo una delle tante catene virtuose da non spezzare. Poi tu stai ripetendo con altre parole quello che ho scritto in altri articoli: i genitori sono capricciosi (sì, avete dubbi che anche un adulto possa esserlo?) e i figli scopiazzano. È opportuno che un adulto si fermi, pensi e poi, nell’agire, si concentri al fine di non manifestare specifici comportamenti dannosi per il bambino.

    • Fran's Fun Lab 12 aprile 2013 a 14:57 #

      Roberta, cara, sei stata molto fortunata. Conosco due genitori che non sono mai stati capricciosi da bambini e non lo sono neanche ora da adulti, eppure hanno concepito una delle bambine più capricciose mai esistite sulla faccia della Terra…

      • @VaeVictis 12 aprile 2013 a 15:01 #

        Se la bimba non ha disturbi psichici particolari (e spero che i genitori abbiano già escluso per via professionale quest’ipotesi), non è una regola che tutti nascano in serie: se è capricciosa, in quei momenti non le si dia retta. Attenzione ché il capriccio insistente può anche essere spia di una carenza d’attenzioni, cioè l’esatto opposto dell’eccesso d’attenzioni che quasi sempre peggiora il capriccio. Spesso lo stesso comportamento del bambino può avere origini diametralmente opposte: si pensi al caso del bimbo aggressivo figlio di genitori aggressivi oppure estremamente rilassati, lassisti.

        • Fran's Fun Lab 15 aprile 2013 a 11:22 #

          Ho usato un gioco di parole sciocco, la bambina in questione… è la mia 😀
          Ora che ha quasi 4 anni ha superato la fase del capriccio, inteso come “temper tantrum”. Qualche scenata del genere capita ancora ogni tanto quando è stanca e/o ha fame, ma dura 2 minuti, mentre i primi capricci duravano non meno di un’ora, con urla, sbattimenti di piedi e rotolamenti per terra ininterrotti. Avrebbe fatto impallidire tata Lucia, te l’assicuro. Io non avevo MAI visto niente del genere in vita mia!!!
          Ora rimane comunque una signorinella tutto pepe estremamente cocciuta. Stiamo cercando di insegnarle a gestire in modo positivo questo suo carattere forte, di sicuro è una bella sfida ma vediamo piccoli risultati ogni giorno, quindi con taaaaaaaaaaaaaaaaaanta pazienza continuiamo così! 😉

  3. Barbara (@lapanificatrice) 26 marzo 2013 a 10:48 #

    Quando avevo bimbi piccoli ho sempre usato la massima “i capricci non esistono, esiste una mia incapacità di capire le necessità di mio figlio”.
    La mia prima figlia, a 7 mesi, voleva essere cullata per addormentarsi e, ogni volta che si svegliava durante la notte, chiedeva lo stesso trattamento.
    Dopo circa un mese di tale pratica ho capito che la colpa di questa scomoda abitudine era mia. Ho deciso così di abituarla ad addormentarsi da sola, lasciando che si consolasse in modo autonomo e, nel giro di due sere i “capricci” sono terminati.

    Crescendo i miei figli non hanno mai fatto particolari capricci. Ho sempre cercato di capire le loro necessità dal loro punto di vista, in modo da rispettare i loro tempi e i loro modi.

    Nei pochi momenti di “sbatto i piedi per terra” ho evitato di assecondarli, di sgridarli, di arrabbiarmi. Ho solo fatto loro sbollire il momento della rabbia e, senza troppe discussioni inutili, alla fine passava tutto.

    Molto bello e molto vero questo tuo articolo Bruno.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 10:59 #

      Sottolineo il tuo “nel giro di due sere” perché molti pensano che servano lunghe psicoterapie… Aggiungo solo un punto a quanto di giusto tu hai già scritto: per addormentare i bambini, ho verificato l’utilità di parlar loro sottovoce e rilassati quando sono piccolissimi, e raccontare loro una o più favole (che oltretutto hanno valenza culturale) o storie quando sono già più grandicelli. Inoltre è essenziale preparare i bimbi alla nanna, non facendoli eccitare troppo con giochi e attività fisici. Infine, eviterei di abituarli fin da neonati a dormire al buio totale e in totale silenzio: se dormono in qualunque situazione (come in una pizzeria affollata), a maggior ragione si addormenteranno ovunque e comunque.

      Il rispetto dei tempi (intendo quelli fisici, non anagrafici), poi, è uno dei punti essenziali per la serenità in famiglia: un bambino non potrà mai prepararsi rapidamente e bene come un adulto; quindi, per esempio, la mattina bisognerà svegliarsi mezz’ora prima del solito (ergo, andare a nanna mezz’ora prima la sera) e possibilmente, la sera prima, pianificare col bimbo le azioni da intraprendere la mattina dopo.

      • Barbara (@lapanificatrice) 26 marzo 2013 a 11:04 #

        Nel corso degli anni, io e mio marito ci siamo turnati nella lettura serale di libri adatti, senza mai “addormentarli” nel lettone…

        Loro dai loro lettini ascoltavano le favole, le storie inventate, le canzoni e, al termine del momento di racconto li salutavamo, con un bacio e l’augurio di una buona notte.

        Oggi, a 14 ed 11 anni, quando vanno a letto non possono non leggere qualche pagina di libro e questo mi fa molto piacere 😉

        Io punto molto sul rispetto: se desidero che mi rispettino dovrò rispettare loro, i loro tempi e le loro esigenze.

        • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 11:48 #

          Sulla questione di addormentarli nel lettone tratterò nelle sezioni “Inganno” e “Disconoscimento”.

      • Fran's Fun Lab 12 aprile 2013 a 14:59 #

        Io invece sottolineo che di solito certi traguardi (sulla nanna, ma non solo) non si raggiungono né “nel giro di due sere” né con “lunge psicoterapie”… una via di mezzo, dai 😀

        • @VaeVictis 12 aprile 2013 a 18:32 #

          Be’ sì, dai, ti concedo che le due sere sono una media. C’è chi avrà successo la prima sera, chi la quinta o l’ottava, ma se si prova, i risultati sono sorprendenti. 😉

  4. @robertarex 26 marzo 2013 a 11:39 #

    Il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi rapporto. E dormire ognuno nel proprio letto fa parte del rispetto.
    Per quanto riguarda le letture pre nanna, non sempre è come dite voi.
    Ogni volta che iniziavo a raccontare o a leggere una storia, Chiara fin da piccolissima si eccitava tantissimo e non si lasciava andare al sonno.
    Con lei funzionavano le coccole sulla testa.
    Intorno ai 3 anni abbiamo iniziato a fare le chiacchiere pre nanna raccontandoci le nostre giornate, abitudine che stiamo mantenendo anche adesso.
    Comunque il sonno è una parte fondamentale per la crescita di un bambino ed è importantissimo che impari ad addormentarsi da solo.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 12:16 #

      Sì sì, certo: ogni bambino poi ha le sue vie preferite per addormentarsi; il riassunto della giornata è, direi, geniale.

    • promeo01 26 marzo 2013 a 13:00 #

      Anche io spesso, mentre si rilassano, chiedo com’è andata la giornata e apro una breve valutazione. Loro si sentono considerati per quello che fanno che riterranno importante, e l’indomani andranno a scuola più volentieri.

      • @robertarex 26 marzo 2013 a 14:25 #

        Hai ragione.
        Un bambino che sa di essere ascoltato, sarà un bambino capace di esprimersi sotto molti aspetti.
        Spesso gli adutli riempiono i bambini di parole inutili perchè non sono capaci di ascoltare e così facendo mandano i piccoli in confusione e li portano a chiudersi sempre più

  5. simona 26 marzo 2013 a 11:42 #

    mia figlia fa capricci tutti i giorni che deve andare all’asilo e non perchè non le piaccia andare, ma proprio perchè vuole fare quello che vuole. Stamattina ad esempio ha voluto vedere i cartoni: ok, glieli ho fatti vedere come tutte le mattine, ma quando era ora di uscire voleva vedere un’altra cosa e, vista la tarda ora, ovviamente gliel’ho negata e olè si è messa a piangere, urlare, si è buttata per terra e tutto questo per una ventina di minuti…. E questo succede tutte le mattine, o per un motivo o per un altro, io la lascio piangere ma le cose non cambiano, mi fa solo diventare matta :), poi dice che non lo fa più e il giorno dopo si riprende da capo…

    • @robertarex 26 marzo 2013 a 11:52 #

      Ciao Simona, io non ero capricciosa, ma scappavo dalla scuola materna… Con mia figlia, che ora ha quasi 11 anni, per fortuna non ho mai avuto questo tipo di problema, forse perchè è stata abituata fin dalla tenera età di 5 mesi ad andare all’asilo nido.
      Ricordo però una cosa che mi ha molto colpito.
      Il primo anno di scuola materna, vediamo arrivare in classe un bambino in pigiama, urlava come un disperato.
      La mamma serafica, lo ha lasciato all’asilo salutandolo come sempre ed è andata via.
      Appena non l’ha vista più ha smesso di piangere e ha cominciato a giocare tranquillo con gli altri bambini che lo guardavano storto perchè indossava il pigiama.
      Morale della storia: non è più successo che abbia fatto un capriccio per andare a scuola; evidentemente non gli è piaciuito molto stare tutto il giorno in pigiama….

      • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 12:38 #

        Mah, non so se sia stata la soluzione migliore; certo è stata efficace. Al di là dell’aspetto umoristico della cosa, ridicolizzare il bambino agli occhi degli altri potrebbe non avere tutto questo risvolto educativo (ne tratterò nella sezione «Disconoscimento»).

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 12:12 #

      Magari qualcun altro interverrà con consigli più utili e mirati del mio. Non accetterei il compromesso dei cartoni prima di uscire: al mattino ci si sveglia, si fa colazione senza distrazioni e tutt’insieme con la TV spenta (niente telegiornale per adulti, eh?), e poi si va all’asilo.

      E’ importante che la fanciulla capisca subito che esistono tempi e modi specifici per attività specifiche; a mero titolo d’esempio, le lascerei guardare i cartoni dalle 16 alle 16:30 (in età prescolare, mai più di mezz’ora al giorno), o comunque fino alla fine del cartone dopo le 16:30. Occhio ché siano adeguati alla sua tenerà età (niente violenza, situazioni complesse eccetera).

      Mi metterei d’accordo con Massimo e insieme deciderei a che orari permettere la visione della TV; poi le comunicherei la decisione con dolcezza ma quasi “formalmente” (cioè vi riunite apposta in modo da dare importanza alla cosa); al più chiedetele se magari, al posto di quel che pensate voi, lei preferisca vedere qualcos’altro, ma non cedete su orari (suggerirei solo al pomeriggio), durata e adeguatezza della trasmissione. Infine fatevi confermare l’accordo da lei verbalmente, cioè fatele ripetere a voce che cos’ha capito dell’accordo. Quando le sarà chiaro, fatele i complimenti per aver preso l’accordo con mamma e papà.

      Il mattino successivo (e alcuni di quelli seguenti, se è già abituata “male”), molto probabilmente farà qualche scenata: ricordatele con calma e amorevolmente che cosa “avevamo deciso insieme” il giorno prima e fatelo ripetere a lei. Poi non cedete per nessun motivo: ignorate ogni capriccio, ben consapevoli che state solo facendo il suo bene (cioè lei così imparerà a gestire rabbia e sconforto, che non si può fare sempre quello che si vuole e che esistono regole di convivenza civile che vanno rispettate). La prima volta che si comporta bene, fatele tanti complimenti e sorrisi: funzionerà.

  6. promeo01 26 marzo 2013 a 11:52 #

    L’incapacità di gestire i capricci è causa di profonda stanchezza da parte dei genitori. E questo è un problema serio, perché si ripercuote su tanti altri aspetti del rapporto genitori-figli. Le indicazioni di questo post sono preziosissime: gestire nel modo giusto il capriccio significa togliere energie spese inutilmente a sedare un momento stressante (soprattutto per il genitore) e investirle, magari, nell’attenzione ai problemi VERI del bambino e della bambina. Per esperienza, in un rapporto sano, mantenere un atteggiamento tranquillo e rilassato, ignorando il capriccio fine a se stesso, porta sicuramente alla fine del capriccio stesso in poco o pochissimo tempo, senza tracce o conseguenze. Naturalmente il discorso non vale se già il bambino è abituato da tempo ad essere assecondato al capriccio: lì la fatica è 10 volte maggiore.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 12:29 #

      Infatti è importante gestire il capriccio già dalla culla, evitando d’intervenire quando di notte il bambino si sveglia, anche a costo di lasciarlo frignare per una decina di minuti o più. È però tuttavia difficile riconoscere il disagio vero (es. dolore fisico) dalla richiesta d’attenzione fine a se stessa, ma mi dicono che le mamme dentro di sé hanno la risposta ed è quella giusta. C’è maretta sull’argomento lasciar-piangere-il-neonato-sì-no. Alcuni sostengono che non sia un bene, altri che lo sia. Personalmente ritengo che, finché si tratta di disagi a misura del bambino (quindi un desiderio d’attenzione e non certo un malessere fisico), meglio lasciarli gestire a lui, per quanto piccolo il bimbo sia. Qui c’è un consiglio professionale.

  7. Carla 26 marzo 2013 a 12:26 #

    Salve. Lei ha scritto:
    “E’ poi evidente che capricci insistenti e ripetuti, anche senza malessere fisico, possono celare un disagio psichico che necessita di una risposta adeguata e professionale:”
    Quando possiamo dire che i capricci inesistenti sono troppo ripetuti da celare un disagio psichico? Mio nipote fa capricci di continuo. Mia figlia ed io adottiamo il metodo che lei prescrive, e cioè lo ignoriamo, finchè il capriccio finisce come per magia. Ma è estenuante avere un bambino di quasi 3 anni che continuamente piange strepita e si butta in terra.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 12:33 #

      Ma è normale che suo nipote agisca così: è il suo modo prevalente di comunicare, che, col tempo, lascerà il passo al ragionamento e all’espressione verbale del disagio. Se ha dubbi, chieda al pediatra, ma sono convinto che le risponderà allo stesso modo. Tenga presente che ogni bambino ha il suo carattere: alcuni tendono a frignare più di altri; ci sono anche bambini che non fanno mai capricci (per esempio il mio nipotino da parte di mia moglie). Comunque, se è capriccio, non ceda mai e mantenga un atteggiamento sereno (cioè non si faccia mai vedere turbata o adirata per il capriccio).

  8. Mamma Cattiva 26 marzo 2013 a 12:58 #

    La prima cosa che si impara quando si ha più di un figlio è che non tutti figli sono uguali e di conseguenza che non tutto dipende da noi genitori (e meno male se non sai che voglia di diventare genitori?). Non entrerò dunque nel merito dell’eterno dibattito tra “nature versus nurture” ma semplicemente vorrei evidenziare come nella gestione dei comportamenti dei nostri figli entrino in gioco molteplici fattori, in primis e in estrema sintesi il sequestro emozionale che coglie la stragrande maggioranza dei genitori a causa dei sensi di colpa, della stanchezza psico-fisica, del senso di inadeguatezza, della paura di non farcela (Goleman docet). Con questo non voglio giustificare le reazioni violente o eccessive ma sicuramente comprendere e venire incontro agli errori frequenti e costanti di tutti coloro che esercitano il difficile mestiere del genitore. Mettersi su un pulpito e semplificare il tutto con l’uso della razionalità mette il destinatario del monito nella posizione di sentirsi un povero pirla che non è capace di gestire i capricci del proprio bambino. I bambini sanno portarti all’esasperazione, riescono a metterti in discussione e a farti sentire incapace di capire i loro momenti che siano proiezioni di disagio piuttosto che meri capricci. In trincea sei sicuro di riuscire a capire con lucidità e freddezza la differenza tra l’espressione di un disagio e un capriccio? Non so ma non credo che la strada della semplificazione di un percorso tanto complesso sia così efficace. Non esiste un solo metodo, una sola regola per districare la capacità genitoriale. Quello che vale per il mio primo figlio non vale affatto per la mia seconda e quello che vale per i figli di mia sorella non vale per i miei etc etc. Banalizzare dicendo “ignorare i capricci” non aiuta. Al contrario è proprio la capacità di ascolto, di distinzione degli stati d’animo che diventano strumenti di comprensione e soluzione del problema. E poi demonizzare gli errori e credere che generino automaticamente dei mostri mi sembra eccessivo.
    Personalmente credo in un giusto equilibrio tra il pensiero logico/razionale e quello inconscio/emotivo, nella comprensione delle nostre emozioni, delle nostre motivazioni e di conseguenza di quelle dei nostri figli.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 14:36 #

      Apprezzo particolarmente il tuo messaggio critico perché mi permette di dettagliare l’argomento e offrire nuovi spunti di riflessione e discussione. 😉

      Che i figli non siano tutti uguali o anche simili è palese (anche se ancora poco riconosciuto, a giudicare da ciò che osservo) e ne tratterò ampiamente quando affronterò il disconoscimento; però già la considerazione successiva (“Non tutto dipende da noi genitori”) non mi trova completamente d’accordo: “tutto” non sarà mai possibile, però ritengo che “gran parte” dipenda da noi, se non altro perché in primis i nostri (permettimi di usare questo aggettivo per semplicità e vicinanza) figli “dipendono” da noi e crescono con noi. Il discorso del “tanto possiamo farci ben poco” è altrettanto deresponsabilizzante del “mio padre mi ha educato così e quindi non posso farci nulla”.

      Anche noi adulti non siamo mica tutti uguali: c’è chi si lascia travolgere dalle emozioni e chi ha molto più controllo razionale; io non mi rivolgo ai primi, se non altro perché non sono mai stato un buon comunicatore emotivo. Preferisco indirizzarmi ai comunque tanti genitori dotati di un minimo di raziocinio, ma che per un motivo o per l’altro non hanno mai considerato con la dovuta attenzione i concetti qui esposti; ne ho incontrati tantissimi e quindi c’è molto lavoro da fare. Ai genitori iperemotivi non posso che raccomandare l’assistenza di uno specialista, ma tanto so che non sarò ascoltato perché la mia è una risposta razionale a un’istanza che lo è davvero poco. Ora, con le persone razionali la strada della schematizzazione (non intendo semplificare nulla) funziona meglio dei pur validi lunghi discorsi teorici sulla complessità umana: sono ingegnere e questo è ciò che passa il convento… Fra l’altro, ti invito a leggere la fine del terzo paragrafo dell’articolo: sono il primo a sottolineare l’importanza di un giusto equilibrio fra emozioni e ragione; lo scrivo proprio io che quest’equilibrio fatico a trovarlo e quindi sono consapevole delle conseguenze che pago.

      No, non saprei distinguere un disagio fisico da un capriccio in un bambino di 3 mesi; in uno di 3 anni sono sicuro di sì. Mia moglie invece ne è capacissima con chiunque, pur non avendo figli per ora. Però il tuo “quello” (che va bene per A e non per B) mi suona come una generalizzazione; se “quello” si riferisce a disegnare invece che a giocare a pallone, ciò che affermi è del tutto vero, ma c’è eccome più di un “quello” che va bene proprio per tutti. Per esempio, l’uso dell’amore, del rispetto, della coerenza e del buon esempio vanno bene per tutti: gemelli, piccoli e grandi, bambine e bambini, bimbi e adulti… Ciò scritto, condivido in pieno la tua considerazione sulla capacità di ascolto e sulla distinzione degli stati d’animo: è la base per evitare il disconoscimento dell’individuo-bambino.

      Tornando al capriccio, questo è un’espressione inadeguata di richiesta d’attenzione. Se tu concedi quell’attenzione, educhi il tuo bambino a usare quella tecnica, piaccia o no. Non sono sicuro di quale sia la tecnica migliore per prevenire il capriccio, ma so che assecondarlo è sicuramente la peggiore: partirei da qui.

      • Mamma Cattiva 26 marzo 2013 a 15:01 #

        Da una parte trovo corretto che i genitori vengano maggiormente responsabilizzati sui loro interventi educativi. D’altra parte la vita di oggi in particolare quella sociale che viviamo oggi, pone in primo piano molti altri ruoli: il resto della famiglia (i nonni in particolare), la scuola, gli insegnanti, gli amici piccoli e grandi, le babysitter. Sono tutte figure che orbitano intorno al bambino e che possono avere il loro peso. Io per es. mi sono trovata per ragione su cui non starò a dilungarmi a subire la gestione dei capricci di mia figlia da parte di una babysitter senza alcun polso, che ha fatto esattamente quello che tu suggerisci di non fare e gli effetti sono stata disastrosi, tanto che oggi che ho recuperato il controllo della situazione faccio una fatica immane a riportare le cose a uno stato gestibile.
        Quello che voglio dire è che non è sempre colpa dei genitori e che non sempre a tale causa segue lo stesso effetto.

        • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 15:15 #

          Ma certo! 😀 Già in un’altra occasione avevo scritto che ci sono persone e situazioni che un genitore non può oggettivamente controllare; mi limito a invitare all’ottimizzazione delle risorse di cui si ha sicura capacità di gestione.

  9. Gio 26 marzo 2013 a 14:06 #

    Premetto che trovo molto interessante il contenuto del blog, volevo chiederle dove trova tutte le informazioni che dispensa: se sono frutto di conscenze empiriche oppure se ha fatto studi specialistici. Grazie mille, con stima.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 14:51 #

      Grazie del complimento. Se per studi specialistici intende essersi letto (ma sì, anche studiato) manuali per le maestre d’asilo, be’, sì, ho fatto persino queste sconcezze nella mia vita. Da ragazzino passavo molto tempo a casa di mio fratello, mia cognata era una documentata maestra d’asilo, io soffrivo d’insonnia e mi è sempre piaciuto leggere letteratura scientifica: unisca lei i puntini…

      A parte questi aneddoti divertenti ma di scarso contenuto tecnico, gran parte di ciò che scrivo è frutto dell’osservazione e dell’esperienza: il rigore scientifico devo già applicarlo alla mia professione; qui desidererei solo confrontarmi soggettivamente col mondo, sperando di trarne utile insegnamento e offrendo punti di vista diversi da quelli più comuni.

      • simona 26 marzo 2013 a 16:32 #

        mia madre documentata maestra d’asilo???? avrei qualche perplessità al riguardo 😀 😀 😀

        • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 16:33 #

          Documentata nel senso che aveva un sacco di libri sull’argomento. Non mi esprimo sul fatto che li abbia letti o meno… 😉

  10. @robertarex 26 marzo 2013 a 14:30 #

    Ho appena scritto proprio sulla capacità dell’adulto di ascoltare.
    E’ fondamentale e in troppi non se ne rendono conto e continuano a sputare parole inutili che portano il bambino a chiudersi.

    • @VaeVictis 26 marzo 2013 a 14:37 #

      Se hai scritto, linka ché magari a qualcuno interessa. 😉

      • @robertarex 26 marzo 2013 a 15:04 #

        è una breve risposta che trovi 14 messaggi sopra a questo 🙂

  11. Carla 26 marzo 2013 a 22:28 #

    Grazie mille per la risposta.

  12. Francesco 27 marzo 2013 a 11:01 #

    Due parole di commento.
    In primis cercherei di dividere un poco le età; fino ai 5-6 mesi è un poco difficile parlare di capriccio. Il neonato/lattante controlla poco le emozioni e le frustrazioni e il pianto è l’unico modo che ha per manifestare qualsiasi disagio possibile. L’esempio del pianto da fame è caratteristico come anche quello del pianto da coliche.
    Dopo il discorso gradualmente muta e a 1 anno di vita si parla di capriccio genericamente. Questa azione del bambino è più spesso una ricerca del limite al genitore che, talvolta, non è facilmente controllabile perchè dipende anche dal nostro stato. Il risultato è che spesso si cede al pianto e allo strillo. Il dare limiti è fondamentale nella crescita del bambino perchè su quello poi si fonda un rapporto normale con il resto delle persone.
    I tuoi consigli sono sacrsosanti, più difficile è metterli in atto correttamente e con una certa freddezza.
    Basta andare su mille blog di maternità dove vedi che l’argomento è sempre caldo e discusso. Non esiste un metodo validato e scientifico ma credo che dovrebbe essere il buon senso a guidare le cose.

    • @VaeVictis 27 marzo 2013 a 19:49 #

      Grazie del contributo e delle autorevoli precisazioni. Sì, il buon senso è la regola sempre valida; ritengo che, per formarselo, sia indispensabile confrontare criticamente pareri diversi su un certo argomento. Spero, nel mio piccolo, di aver sollevato novità che possano suscitare utili riflessioni.

  13. Monicanic 28 marzo 2013 a 13:27 #

    ragazzi perchè non si riesce a trattare i bambini come piccole persone dotate di cervello e non come piccoli stupidi? Secondo il mio punto di vista bisogna spiegare il perchè. Esempio: siamo al parco, dobbiamo andare a casa perchè c’è ancora la cena da preparare, è tardi, invece di prendere il piccolo e trascinarlo piangente e urlante verso l’automobile perchè non provare a spiegare che il tempo per lui è finito e che ora è il tempo della mamma che ha bisogno di spazio per riuscire a preparare la cena, tra l’altro anche per lui? Sono dotati di cervello i nostri figli!

    • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 14:48 #

      Mi trovi del tutto d’accordo. E se poi il pargolo continua a frignare (sì, lo so, non è il caso dei tuoi che fin da piccolissimi sono stati abituati a rinunciare a qualcosa quand’è il momento opportuno)?

    • simona 28 marzo 2013 a 15:27 #

      sisi, provate a convincere mia figlia che è ora di vestirsi, tornare a casa, che deve andare all’asilo perchè si diverte ecc. a. non ascolta; b. con le buone o con le cattive non ascolta lo stesso; c. urla e strepita come se la stessimo scannando e più parliamo più si innervosisce…. Quando ha finito la sua “disperazione”, chiede scusa, che non lo fa più e il giorno dopo si ricomincia

      • @VaeVictis 28 marzo 2013 a 16:44 #

        Ti do un mio parere, ma invito i genitori che leggono a intervenire perché sono senz’altro più autorevoli di uno zio… 😉 Stiamo parlando di una bambina di quattro anni.

        A) Quando fa capricci non dovete proprio parlarle (difatti, s’innervosisce di più): continuate quello che state facendo come se fosse trasparente; B) Presentatele il giorno prima la giornata successiva (“Domani ci svegliamo, poi facciamo colazione, poi andiamo all’asilo eccetera” con più dettaglio ma parole semplici e soprattutto tanto entusiasmo); C) Il giorno dopo al mattino, con dolcezza le fate ripetere che cosa farete in quella stessa giornata; D) Prima di compiere un’azione programmata, glielo annunciate con dolcezza ma fermi “Ora la mamma ti aiuta a vestirti”, “Ora usciamo insieme per andare all’asilo”; E) Se non lo fa, la forzi e ti tappi le orecchie, ma sempre senza rabbia o nervosismo; ignorandola.

        E poi, diciamola tutta, i 3-5 anni sono proprio gli anni del capriccio, del no! eccetera. Quindi tanta pazienza, tanta calma, tanto amore e pian piano le cose cambieranno in meglio.

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